Giornata della Memoria: Kyenge, Il ricordo di alcuni può servire a smuovere le azioni di tanti.
Dovere morale di abbattere un pregiudizio, combattere una discriminazione causata per il colore della pelle, per la religione, per l'origine etnica.
«La Giornata della Memoria, da qualche anno, è per noi italiani, un'occasione per compiere un rito di commemorazione collettiva che serve per rinnovare e per imprimere nelle menti delle nuove generazioni, l'idea che la follia delle deportazioni di massa, dei genocidi e delle discriminazioni, più in generale, non debba mai più avvenire.
Ricordare, resistere alla violenza, dare il buon esempio: sembrano frasi antiche, polverose, non al passo con i tempi. Eppure quanta forza c'è nel ricordo dei sopravvissuti e nei loro racconti. Il ricordo di alcuni può servire a smuovere le azioni di tanti. È un insegnamento che dovremmo ricordare tutti, noi che abbiamo responsabilità politiche più di tutti, ma ognuno di noi verso il suo prossimo. Ognuno di noi può fare qualcosa, può diventare un eroe comune, come i sopravvissuti».
Queste le parole della ministra per l'Integrazione Cécile Kyenge, intervenuta all'auditorium di Roma per le celebrazioni della "Giornata della Memoria" organizzata da Roma Capitale.
«I giovani rappresentano il futuro del nostro Paese e su loro vale veramente la pena di scommettere. Voglio dire questo ai ragazzi: ispiratevi alla forza di chi si oppose al regime Nazista, alla Costituzione e alla Dichiarazione dei diritti umani tutte le volte che avvertirete il dovere morale di abbattere un pregiudizio, combattere una discriminazione causata per il colore della pelle, per la religione, per l'origine etnica, per l'orientamento sessuale.
Ricordare e resistere, ricordare per resistere. Ecco cosa ci porta la giornata di oggi, perché ognuno di noi ricordi che la Shoah, lo sterminio nazista di milioni di persone di religione ebraica ma anche di Rom e Sinti di omosessuali, di neri e di qualsiasi altra persona che non rispondeva all'idea dell'uomo di razza ariana, è stato un male assoluto». www.integrazione.gov.it
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