domenica 4 agosto 2013

Cultura della popolazione Rom

Suoni e parole in strada per capire la cultura della popolazione Rom

Rom. E cioè l’intero scibile dei sentimenti che battagliano - spesso aspramente- tra loro. Tra il detto - a volte gridato, altre blaterato, ed il non detto con abbondanza di ipocrisia. Rom, e cioè...


Rom. E cioè l’intero scibile dei sentimenti che battagliano - spesso aspramente- tra loro. Tra il detto - a volte gridato, altre blaterato, ed il non detto con abbondanza di ipocrisia. Rom, e cioè «zingari», per un coacervo di paure, di esagerazioni. Di preoccupazioni vere e legittime. Ma, al contrario, anche di urla (quando non si arriva ad atteggiamenti ben più gravi), del tutto ingiustificati.Rom, zingari. E così, inevitabilmente, l’erba diventa un fascio indistinto di malessere o rifiuto. Ma all’opposto c’è il pietismo, la miope ideologia di un’accoglienza pelosa che non vuole distinguere e non vuol distinguere tra chi «merita»davvero i diritti di cittadinanza piena e chi , invece, no.
Alla base di tutto - di tutti i sentimenti in guerra - c’è quasi sempre l’ignoranza. Nel senso, ampio, di una «non conoscenza». Che porta a deleteria approssimazione. E allora ben venga anche una festa se serve a «far conoscere» - forse a far capire. Festa promossa dalla passione organizzativa di chi è Rom con orgoglio, ma è anche un «Rom stanziale». Il che lo porta a puntare ad un’integrazione che non significa resettare le radici ma nemmeno custodirle nell’isolamento.
La festa in questione si chiama «Romanò Dives». E animerà oggi piazza Fiera in una grande giornata che i promotori promettono densa di parole, immagini, danze e tanta musica. A Trento, per la prima volta, approda in tutto il suo rumoroso, (ma anche armonioso) bagaglio strumentale un’orchestra proveniente direttamente dal Festival di “Guca”.E’ l’happening internazionale dei Rom che si svolge ogni hanno in Repubblica Serba. Ed è un appuntamento che vuole affermare una cultura che certo non è fatta - come qualcuno o troppi vogliono credere - di accattonaggio e promiscuità.
«Dopo il successo di pubblico e di critica delle prime due edizioni - spiegano all’associazione trentina dei Rom Stanziali - siamo qui a riproporre il progetto “Romanò Dives”: sono ancora forti dentro di noi i significativi successi delle prime edizioni ed è proprio partendo da quelle emozioni e dai giudizi e risultati positivi di quelle prime due esperienze che abbiamo pensato importante e giusto dare continuità a quel cammino e a quel progetto che ha preso il via l’8 Aprile di due anni fa».
«Romanò Dives” si propone certo come momento di divertimento, di affermazione e scambio culturale, ma di più ambisce ad essere un progetto di cooperazione allo sviluppo. Un progetto «popolare» - nel senso dell’incontro e del gusto della scoperta -«curato in tutti i suoi particolari, in grado di continuare a presentare un spaccato di realtà, arte, di cultura, di storia e di vita di quello che si chiama popolo Rom ed, in particolare, di quella parte che interessa l’area del Kosovo».
E’ importante - seppur non vicino - il traguardo che i Rom stanziali di Trento e provincia si sono posti attraverso un’opera di «presenza» coraggiosa perché continuamente a rischio di pregiudizio. «Proseguire - si spiega - in questa straordinaria esperienza che mira a conoscere e scoprire “il diverso”, “l’altro”, “lo straniero”, “lo zingaro”. Nella convinzione che questo progetto può aiutare tutti a passare dalla convivenza all’accoglienza e dall’accoglienza all’integrazione attraverso un concreto contributo di quella cultura che vede nell’educazione allo sviluppo la strada in cui incamminarsi».
Vogliono mettersi in gioco i Rom. Vogliono - e lo dichiarano con fiducia - scalfire fino ad abbattere una «cortina di sospetto, di timore, di fastidio, di rifiuto che avvolge e imprigiona l’intero popolo Rom e Sinto, Kosovari e non».
Le generalizzazione e le bugie diffuse da parti politiche che «investono» sulla paura - (tutti zingari, tutti ladri, tutti nullafacenti, tutti a rubarci le case) - purtroppo resteranno. E in tempi neri di crisi crescereanno. Ma i Rom che hanno promosso festa e progetto a Trento sono certi che la «scoperta» allegra di mille volto di una nomade sì ma non senza radici possa diventare poco a poco un antidoto al rifiuto pregiudiziale.
«Quale miglior occasione di incontro - scrivono i Rom - se non un evento, una vera e propria “festa culturale e popolare”, dove a comunicare saranno il vissuto, le storie, l’arte e la cultura di un popolo che, come altri popoli, vede a rischio la propria identità (per cause sia esterne che interne) e che troppo spesso viene giudicato senza essere veramente conosciuto, nella convinzione che è giusto parlare di popoli ed è invece pericoloso parlare di razze: i popoli compongono, tutti insieme, il genere umano, le razze, invece, sono quella distinzione che nasconde e nutre quel germe pericoloso che è il razzismo». Oltrettutto il rapporto tra Trentino e Kosovo non è nè acerbo nè di poca sostanza. Esiste in solido ponte di solidarietà, costruito fin dai tempi di una guerra tragica e assurda come tutte le guerre, (con l’aggravante etnica).
«Crescere ed educare con l’esempio creando un ponte fra i “cittadini rom” del Trentino ed i “cittadini rom del Kosovo” e diffondendo la cultura Rom anche fra i “cittadini trentini”: obiettivo generale è il miglioramento delle condizioni di vita e di convivenza del popolo rom sia in Kossovo che in Trentino. Questo progetto per noi vuole essere un esempio di impegno e di partecipazione in un percorso di cittadinanza attiva e rispettosa, dove l’incontro, la conoscenza, lo scambio e le stesse differenze diventano ricchezza e occasione di crescita e di conoscenza, occasione reale e concreta di educazione allo sviluppo. “Esempio” che vogliamo riproporre anche per il 2013 nella consapevolezza che mettersi in gioco significa prima di tutto impegnarsi in prima persona.
E così l’associazione Rom Stanziale del Kosovo in Trentino ha un programma tanto semplice quanto chiaro. Si vuole offrire un percorso di educazione allo sviluppo capace di affrontare quel disagio e quelle chiusure che condizionano la realtà dei “rom” sia in Trentino che in Kosovo.Si cerca di passare dall’assistenza alla convivenza e alla cooperazione. Si utilizza il “linguaggio” delle arti e della cultura come strumento per costruire relazioni concrete per migliorare le condizioni reali di vita e di convivenza di tutti i cittadini
“Romano’ Dives”, significa “il giorno dei Rom”. Il sogno, oggi, è che diventi anche un giorno «dei» e «per» i trentini. trentinocorrierealpi.gelocal.it

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