martedì 16 dicembre 2014

Roberto Benigni I 10 Comandamenti il prossimo sinto e rom ?

Per noi sinti e rom non sono stati liberati !  dai schiavisti del Uomo tiranno che colpisce la parte debole della società e lo fa diventare il problema  della sociata e dobbiamo farci liberare dl uomo malvagio.
Matteo 12:35 L'uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone; e l'uomo malvagio dal suo malvagio tesoro trae cose malvagie. Luca 6:45 L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore tira fuori il bene; e l'uomo malvagio, dal malvagio tesoro tira fuori il male; perché dall'abbondanza del cuore parla la sua bocca.
Il Dio che libera dalla schiavitù   
Quindi si entra nel merito del tema della serata: «La politica in questo momento non esiste: meglio buttarsi su Dio». Si parte da Mosè salvato dalle acque, Dio che sceglie di rivolgersi proprio a lui, «un extracomunitario ricercato», chiedendogli di salvare il suo popolo, e Mosè che gli risponde balbettando, «perché i difetti agli occhi di Dio sono grandezza». Poi ecco i primi tre comandamenti (gli altri sette saranno passati in rassegna stasera): «I comandamenti sono l'evento centrale di tutta la storia biblica, semplicissimi e vertiginosi. Sono comandi, regole, leggi che hanno a che fare con i sentimenti, l'amore, la bontà, la fedeltà». Punto di riferimento resta «il Dio liberatore che ci insegna come dalla legge venga la libertà e dalla libertà l'amore», il «Dio geloso, che ci vuole tutti per sé. Mi sembra di sentirlo: Robertino, dimmi la verità, non è che hai visto Buddha ieri sera?». Il Dio fondamento del concetto stesso di monoteismo, che ci vieta di «inginocchiarci davanti agli idoli, perché gli idoli addormentano. Ce da imparare da questo uomo !!!
Fermarsi per non perdere l'anima
Su «Non nominare il nome di Dio invano» Benigni allarga il discorso: «In 3500 anni di storia sono state combattute più guerre in nome di Dio che per qualsiasi altra cosa, e questa è la più grande bestemmia». Senza trascurare l'Isis che «usa il nome di Dio per terrorizzare gli uomini, ma questo è un delirio di dio, è un inno alla morte». Quanto alla santificazione delle feste, c'è la consapevolezza «che il riposo fa parte del lavoro» e che «il rombo della creazione sfocia nel silenzio del sabato. Il senso del tutto è nel silenzio. Pensate oggi quanto ce ne sarebbe bisogno: siamo tutti sempre connessi con tutto il mondo, ma disconnessi con noi stessi. Nessuno ha più il coraggio di rimanere da solo con se stesso. Ma i comandamenti ci dicono di fermarci: siamo andati talmente di corsa con il corpo, che la nostra anima è rimasta indietro. Fermiamoci – con questo appello Benigni chiude la serata - altrimenti l'anima ce la perdiamo per sempre».

venerdì 12 dicembre 2014

No Razzismo UNAR Sinti e Rom

UNAR per la Giornata dei Diritti Umani: no alle discriminazioni, si a una società delle differenze.


STRATEGIA NAZIONALE D’INCLUSIONE DEI ROM, DEI SINTI, E DEI CAMINANTI 2012/2020

ATTUAZIONE COMUNICAZIONE COMMISSIONE EUROPEA N.173/2011

Come è noto, la Commissione dell’Unione europea con la Comunicazione n.173 del 4 aprile 2011, “Un quadro dell’Unione europea per le strategie nazionali di integrazione dei Rom fino al 2020”, approvata dal Consiglio nella seduta del 23-24 giugno 2011, ha sollecitato gli Stati membri all’elaborazione di strategie nazionali di inclusione dei Rom o all’adozione di misure di intervento nell’ambito delle politiche più generali di inclusione sociale per il miglioramento delle condizioni di vita di questa popolazione.

Il Governo Italiano, nel 2012, ha deciso di seguire questa complessa questione con un approccio interministeriale. Si è preso atto, da un lato, della necessità, non solo di fornire all’Unione Europea, le risposte che sono fino ad oggi mancate, ma al tempo stesso di segnare una Strategia che possa guidare nei prossimi anni, una concreta attività di inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti (RSC), superando definitivamente la fase emergenziale che, negli anni passati, ha caratterizzato l’azione soprattutto nelle grandi aree urbane. D’altra parte, gli assi principali di intervento, investono ruoli, funzioni e competenze di Amministrazioni diverse, che devono concorrere in maniera coordinata all’obiettivo che il Governo si è prefissato nella cornice comunitaria. Il Ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione è stato, quindi, investito della responsabilità di costruire, di concerto con i Ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali, dell’Interno, della Salute, dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e della Giustizia, una cabina di regia delle politiche dei prossimi anni, coinvolgendo le rappresentanze degli Enti regionali e locali, compresi i Sindaci di grande aree urbane e le stesse rappresentanze delle comunità Rom, Sinti e Caminanti presenti in Italia. Si è dato, quindi, da subito, inizio ad un confronto serrato sulle metodologie, sulle priorità e sulle risorse.

La cabina di regia così costituita guiderà il processo di integrazione nel tempo, verificando periodicamente i risultati raggiunti, l’aderenza delle scelte fatte e dei progetti alle indicazioni dell’Unione Europea, integrando, di volta in volta, le politiche scelte in base alle esperienze e ai bisogni che si manifesteranno. L’azione, quindi, della cabina di regia, che si avvale come punto di contatto nazionale dell’UNAR, continuerà con regolarità nel tempo, prendendo in esame le esperienze passate e portando a completamento alcune iniziative già in corso, soprattutto in materia di “housing” e di servizi di mediazione culturale e di contrasto alla dispersione scolastica, integrandole, peraltro, con i contributi che sono stati già in parte forniti e che verranno progressivamente implementati dalla cabina di regia anche negli altri settori d’intervento.

Poi, discenderanno, sempre sotto la guida politica uniforme della Struttura di vertice, quattro Tavoli sugli specifici problemi dell’abitazione, dell’istruzione, del lavoro e della salute e, altresì, alcuni Gruppi di lavoro relativi all’aggiornamento costante dei dati, presupposto indispensabile per la scelta della politica di settore, al riconoscimento giuridico di alcune situazioni determinatesi, in particolare, a seguito del conflitto dei Balcani e dell’arrivo in Italia di alcune Comunità prive di documenti, oltre a monitorare costantemente la disponibilità dei Fondi nazionali e dell’Unione Europea, il loro corretto impiego e l’adeguatezza delle risorse agli obiettivi prefissati.

FEDERAZIONE ROM E SINTI INSIEME
L’8 aprile cade la 43ma ricorrenza del Romano Dives, la Giornata internazionale del popolo rom e sinto. In questa occasione la Federazione Rom e Sinti Insieme (formata da 28 associazioni che operano a livello locale, regionale e interregionale)


www.facebook.com/norazzismi

“Quando mai si è visto un trasloco a dicembre?”. Sinti nel campo di Vicenza

www.porrajmos.it sembra come nei giorni dei campi (degli anni 43 - 45  )  di concentramento! 
Comune di Vicenza tira diritto e conferma che il trasloco nel campo ristrutturato di Viale Cricoli avverrà in tre giorni a partire dal 16 dicembre per terminare il 18. Ai nomadi è stato lasciato un giorno in più rispetto alle previsioni per collaudare gli allacciamenti di gas e luce alle roulottes delle famiglie. Ma le polemiche continuano ad infuriare. Secondo Davide Casadio, mediatore culturale che li rappresenta, alcuni potrebbero decidere di non spostarsi. Casadio ha dichiarato ieri: “Quando mai si è visto un trasloco a dicembre?”. I sinti ribadiscono che ci sono anche anziani malati che non si possono muovere. Il Comune ha ribadito che gli impianti rispettano quanto previsto dal progetto e la normativa vigente in materia per garantire la massima sicurezza degli utenti. I sinti sono pronti ad affrontare anche uno sgombero forzato, quindi la questione è più che mai aperta. La piega che prenderà la situazione sarà più chiara domani pomeriggio, dopo l’incontro fra il Comune di Vicenza e le rappresentanze sinti-rom di Vicenza ella sede dell’assessorato al Sociale di Contrà Mure San Rocco.

domenica 7 dicembre 2014

Al Quirinale la celebrazione del Giorno della Memoria 2014 Davide Casadio Maicol Bonora

Intervento del Presidente Napolitano in occasione del "Giorno della Memoria"
Palazzo del Quirinale, 27/01/2014  Davide Casadio Presidente Federazione Rom e Sinti
Un cordiale saluto, ringraziandoli per la loro significativa presenza e adesione, al Presidente del Senato, al Presidente della Camera, al Presidente del Consiglio, al Giudice Costituzionale, Professor Tesauro, al Ministro Carrozza e agli altri rappresentanti del governo, al Presidente Gattegna, ai rappresentanti delle Comunità ebraiche e dell'Associazione dedicata al ricordo delle vittime Rom e Sinti. È con noi anche, e lo ringrazio, l'Ambasciatore dello Stato di Israele.
Un saluto particolare a voi internati e deportati italiani nei campi nazisti ai quali abbiamo poco fa conferito la Medaglia d'Onore. A voi ragazze e ragazzi dei Viaggi della Memoria, docenti e studenti delle scuole vincitrici del concorso "I giovani ricordano la Shoah" e a tutti i partecipanti a questa cerimonia, che è un momento di intimo e solidale raccoglimento ancora prima che di affermazione di intenti e di impegni sorretti da una forte volontà comune, un cordiale saluto.
E lasciate innanzitutto che io sbarazzi subito il campo dalla miserabile provocazione che è stata appena tentata contro tutti noi. Gli autori - che spero possano essere rapidamente individuati - di un insulto assimilabile solo alla stessa repugnante materia usata in quei pacchi, non hanno nulla a che vedere con la Roma e i romani che per sentimento umano e civile, consapevolezza democratica, educazione e cultura, sono fraternamente accanto agli uomini e alle donne di origine e religione ebraica, stringendosi ad essi in un abbraccio di solidarietà e in un impegno di lotta rigorosa contro ogni forma di antisemitismo.
Partecipo quest'anno per l'ottava volta - e ringrazio il Presidente Gattegna per le espressioni affettuose di sostegno per il prolungamento del mio mandato - alla celebrazione di una ricorrenza e di un incontro, che mi hanno coinvolto in tutti questi anni come poche altre iniziative in Quirinale. Coinvolto, voglio dire, anche emotivamente e in profondità, come figlio di quel secolo per tanti aspetti terribile che è stato il Novecento, e come italiano, uno dei tanti italiani senza colpa sui quali il fascismo ha fatto ricadere la macchia delle leggi razziali e della turpe complicità con la persecuzione nazista contro gli ebrei.
Penso che siamo riusciti a dare dei contributi di qualità alla riflessione sulla Shoah e sul valore della Memoria, come quello, citato dal Presidente Gattegna e assai bello, di Claudio Magris il 27 gennaio del 2009.

Abbiamo cercato in generale di rafforzare il dialogo tra la cultura, la scuola, i giovani e lo sviluppo di una comune coscienza storica e civile a presidio di un clima di autentico rispetto per l'ebraismo e di vigilanza contro ogni insorgenza di antisemitismo comunque camuffato.
Sempre più vasta e importante si è fatta la mobilitazione di insegnanti e studenti in un flusso crescente di viaggi della Memoria, che come ha ben detto il Ministro Carrozza hanno segnato più di qualsiasi altra esperienza chi insegna e chi studia. Ne è uscito, ne sta uscendo sempre più rafforzato il ruolo sociale dell'educazione e della formazione, e l'attaccamento degli studenti a una scuola "che" - sono state qui le parole di Chiara di Reggio Calabria - "ci mostra il mondo, ci forma e ci aiuta a crescere!" Abbiamo ascoltato gli interventi di Chiara, di Gabriele e di Maicol che ci hanno profondamente toccato e ci hanno dato fiducia nelle nuove generazioni su cui può contare l'Italia. Siamo orgogliosi che in questo campo di attività l'Italia possa considerarsi all'avanguardia in Europa.
Né si può trascurare l'apporto che la televisione, e segnatamente la RAI, sta dando in molteplici forme alla ricostruzione storica e artistica di vicende da rappresentare sempre nel loro orrore, nel loro significato, nella loro lezione per il futuro.
E ringrazio il Maestro Shlomo Mintz che ci ha reso partecipi di quel che è stata, nei campi della barbarie, la preziosa risorsa di qualche spiraglio di civiltà attraverso la musica.
Così, il Giorno della Memoria è diventato un tassello essenziale del rafforzamento delle basi di conoscenza, di sensibilità umana e morale, di combattività in difesa della pace e dei diritti umani : che sono le basi fondamentali della nostra democrazia. Una democrazia che non può in nessun momento ignorare i rischi cui possono essere esposti, anche tornare - voglio dire - ad essere esposti "gli innocenti e gli indifesi di sempre" come li ha definiti il Presidente Gattegna : "gli ebrei, i rom, i sinti, i disabili, i malati di mente, gli omosessuali", e, aggiungo, gli stranieri.
Vorrei concludere con qualche parola sul modo di vigilare e di intervenire contro ogni fenomeno di antisemitismo, di razzismo, di violenza contro "gli innocenti e gli indifesi". E' in discussione in Senato, da qualche tempo, un disegno di legge che introdurrebbe il reato di negazionismo. Non posso dire nulla in proposito per rispetto delle prerogative del Parlamento, che saprà certamente discuterne con attenzione e saggezza. Ma in generale ho altamente apprezzato quel che ha scritto qualche mese fa il nostro caro Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane : "Gli ebrei italiani devono vedere con favore ogni contributo di pensiero proveniente da studiosi di valore e devono respingere con decisione le tesi e le azioni di chi vorrebbe approfittare del dibattito per banalizzare e svalutare la Memoria. L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha più volte ribadito che la Memoria si tutela al meglio, ma soprattutto si difende nel modo migliore, privilegiando le armi della cultura e dell'istruzione...". Ed è esattamente in questo senso che abbiamo cercato di muoverci in tutti questi anni.
Sul piano giudiziario e della tutela dell'ordine pubblico e della convivenza civile, si può già oggi e si deve intervenire contro ogni forma di istigazione all'odio razziale, foriera di violenze e di forme inammissibili di mortificazione della libertà e serenità delle persone e dei gruppi assunti come bersaglio. Per citare un altro grande paese - anche a conferma di come vecchi veleni circolino in tutta Europa - ricorderò l'ordinanza recente del Consiglio di Stato francese che ha convalidato il divieto di uno spettacolo caratterizzato da "intenti antisemiti, che incitano all'odio razziale, e, in spregio della dignità della persona umana, che fanno apologia delle discriminazioni, persecuzioni e azioni di sterminio perpetrate nel corso della seconda guerra mondiale."
Sì, i padri fondatori dell'unità europea e i continuatori della loro opera, ci hanno consegnato un'Europa che non può tollerare che vengano calpestati i principi e i valori su cui oggi poggia l'Unione e che si tenti di stravolgere il senso del suo tormentato percorso storico.
Discorso del Capo dello stato Giorgio Napolitano,   Un Sinto che partecipa alla giornata !!!

       
       Davide Casadio Presidente     FEDERAZIONE "ROM SINTI INSIEME"




Sinti italiani, Davide Casadio trat,, Gazzettino Veneto

Davide Casadio Presidente “Sinti Italiani di Vicenza” la colpa e sempre dei sinti e dei Rom !!!

VICENZA I nomadi? «Vivono nello sporco, come fanno i maiali che stanno nel luamàro, e non sono abituati a stare in un ambiente pulito». Il consigliere comunale d’opposizione a Vicenza, Claudio Cicero (lista Cicero a 360 gradi), non si fa problemi a paragonare gli stili di vita di una comunità di famiglie.
Ora, la frase sui nomadi e i maiali, che suscita una bufera. «I nazisti usavano queste parole - afferma il presidente dell’associazione Sinti italiani, Davide Casadio -. Valuteremo eventuali azioni legali, ma Cicero non è degno di svolgere il ruolo in Consiglio». «Affermazioni inaccettabili rivolte a cittadini che vanno rispettati » dichiara Variati, mentre per la consigliera comunale di Sel, Valentina Dovigo, sono «parole immorali e incompatibili con la carica di consigliere ». Pure la maggioranza prende le distanze: per il presidente del Consiglio Federico Formisano «sono parole pesanti, serve più rispetto nell’aula del Consiglio», mentre per il consigliere Pd Giancarlo Pesce sono «toni superficiali e rozzi».
Sono stati spesi Dopo la notizia del rifiuto dei nomadi di ri-spostarsi in Viale Cricoli perché non soddisfatti dei lavori eseguiti al campo si scatenano le polemiche e dalla Lega cittadina arriva un primo comunicato di fuoco.
“Basta privilegi ai nomadi. Variati dia ordine di sgomberare l’attuale campo provvisorio e restituisca lo spazio di Viale Circoli ai vicentini”. Le parole sono di Matteo Celebron segretario cittadino della Lega Nord. Celebron interviene in merito alle notizie apparse oggi sulla stampa, secondo cui i nomadi non vogliono più tornare nello spazio di Viale Circoli, dove l’Amministrazione comunale di Vicenza ha speso 230 mila euro.
Si dovrebbe mandare un perito per rivedere se ? sono stati spesi o speso 230 mila euro !  solo 80 mila per l’aria provisori ???  chiedo che ci sia una verifica della realtà delle spese visto con quello che e accaduto a Roma, non si sa mai poi la colpa,  diventa dei Sinti e dei Rom…..!!!  Davide Casadio

sabato 29 novembre 2014

L'appello alla cittadinanza Vicentina. Sinti e Rom


L'appello alla cittadinanza Vicentina. La  associazioni di Rom e Sinti avviano in rappresentanza delle comunità Rom e Sinte Italiane vuole realizzare gli
Articoli:Arti.3-6-Costituzione-Italiana Art. 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
che prevedono: la pari dignità sociale e l'eguaglianza davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali; la tutela di tutte le minoranze linguistiche con apposite norme. In questo modo si vuole superare il mancato riconoscimento istituzionale come minoranza che è causa della scarsa integrazione nella società e della marginalizzazione sociale ed economica. Le associazioni Rom e Sinte rivolgono un appello agli alla cittadinanza, e le associazioni, contribuiscono per fare che le istituzioni possano e aderiscano e sostengano questa Iniziativa per far cadere il muro del pregiudizio. E del Razzismo affinché  tutti possano beneficiare del Uguaglianza e della partecipazioni hai riconoscimenti e  Il riconoscimento della minoranza rom e sinta, della sua storia, della sua cultura, della sua identità Accoglie Rom e Sinti nella comunità più generale insieme con tutte le altre identità che costituiscono il nostro patrimonio nazionale.
 Insediati in Italia sin dal 1400  I documenti storici ne anno messo in evidenza la testimonianza
Per avere la possibilità di accogliere e per chi vive in Italia e non e riconosciuto ed invece Una grande realtà una minoranza  significativa e soprattutto una minoranza con una propria identità linguistica e culturale. Insediati in Italia sin dal 1400, gli "Sinti e rom " sono la minoranza storica più svantaggiata e più stigmatizzata, nonostante gli obblighi internazionali e comunitari dell'Italia e gli interventi di numerose organizzazioni internazionali, come il Consiglio d'Europa, l'OSCE e l'Unione europea. La partecipazione di Rom e Sinti alla vita collettiva con il proprio contributo umano e culturale è fondamentale per superare l'esclusione, la marginalizzazione di un popolo che ha attraversato secoli di discriminazione, fino allo sterminio razziale del www.porrajmos.it e che non deve rimanere confinato nei ghetti fisici e spirituali, nei quali troppo spesso viene relegato, all'assistenza e non alla propria responsabilità.   Si potrebbe dire che più veniamo alla conoscenza e più si può affrontare pacificamente senza togliere le possibilità di avere la libertà.
Troppe! Polemiche e discriminazioni  nei confronti dei (Sinti e Rom)  nel  Veneto
Gli atteggiamenti e incitano al “Odio Razziale” e le continue discriminazioni (dirette e indirette) nei confronti di una minoranza, che convive da 40 - 50.  Sul territorio Vicentino e  Con tutti gli altri Vicentini son questi che alcuni episodi di furti o nelle micro criminalità e un dato sono attribuiti a chi vive nei campi nomadi e semplicemente da verificare e rilevare dare con più chiarezza se nelle Carceri Vicentine o Venete, o a dirittura Italiane, e a  chi è condannato e sono tutti sinti e rom o chiamati in modo dispregiativo, Zingari o Zingaro!!!  Come Esperto e Mediatore e Presidente Nazionale e Locale Associazione  Sinti Italiani di Vicenza in Viaggio per il Diritto e la Cultura.
 www.Sinti-Italiani-di-Vicenza.it posso dire che se un Sinto o un, Rom Ruba tutti rubano e intera famiglia diventa ladra ! questo e un livello che porta al “Razziale” e quindi crea nella società  L’esclusione sociale. Se Ruba un gaggio non viene attribuito alla sua provenienza o di a Partenza. I Sinti Rom per un gruppo minimo nei confronti dei Vicentini, in Vicenza Chi studia sa che Discriminazione non riguarda solo alla persona ma può anche significare addirittura, e più Aggravante ad attribuire a un popolo.  Per dare più Chiarezza ! di cose una Discriminazione
Cos’è la discriminazione? 
Discriminazione è trattare male una persona a causa della sua razza, invalidità, sesso o altre caratteristiche personali. La discriminazione ha molte forme.
•La discriminazione può prendere di mira una persona o un gruppo...
•Può essere difficile da vedere o far parte di un sistema.
•La discriminazione può anche essere rappresaglia, un ambiente avvelenato, molestie o profilo razziale. Discriminazione è trattare male una persona a causa della sua razza, invalidità, sesso o altre caratteristiche personali. La discriminazione ha molte forme. !
*La discriminazione può prendere di mira una persona o un gruppo.
*Può essere difficile da vedere o far parte di un sistema.
*La discriminazione può capitare in molti modi. Può essere diretta!
*La discriminazione può anche essere rappresaglia, un ambiente avvelenato, molestie o profilo razziale.

La discriminazione
 può prendere di mira una persona o un gruppo. Un esempio è quando qualcuno è detto che non può avere un lavoro perché   e un sinto o un rom un disabile Ece….
Discriminazione diretta significa trattare qualcuno in modo diverso perché si pensa sia diverso da noi. Non importa se non c’era intenzione di trattare la persona in modo diverso. Ciò che conta è la conseguenza di ciò che è stato detto o fatto all’altra persona o al gruppo.

Discriminazione diretta significa trattare qualcuno in modo diverso perché si pensa sia diverso da noi. Non importa se non c’era intenzione di trattare la persona in modo diverso. Ciò che conta è la conseguenza di ciò che è stato detto o fatto all’altra persona o al gruppo. Etnico Sinti o Rom.

1. La discriminazione indiretta  Tu sei un sinto un rom e non puoi beneficiare !!!
è presente quando alcune richieste o regole sembrano eque, ma in effetti escludono determinate persone secondo i criteri del Codice o concedono un trattamento speciale ad altri.


2. La discriminazione indiretta  possono beneficiare a e  aspetta a tutti ma solo chi e alto 187…..
è presente quando alcune richieste o regole sembrano eque, ma in effetti escludono determinate persone di una altra categoria secondo i criteri del Codice o concedono un trattamento speciale ad altri.  Non puoi ottenere questo

1.Tu sei un sinto un rom e non puoi beneficiare, e non puoi rientrare perché  sei Nomade

2.La discriminazione indiretta  e  aspetta a tutti si  ma solo chi e alto 187 o chi vive in Camper

www.associazionethemromano.it

Davide Casadio Presidente

mercoledì 26 novembre 2014

i Sinti per sone Umane non gli zingari “brutti sporchi e cattivi” dichiarazione dei Savi !!!

23 dicembre 1990: i killer della Uno Bianca uccidono in via Gobetti
La strage al campo nomadi dell’ex Fornace Gallotti, uno degli episodi più truci della Banda dei fratelli Savi. Una delle date meno ricordate della scia di sangue lasciata dagli ex poliziotti.
La gente ricorda solo le cose cattive dei sinti e  rom ma quello che anno subito i sinti o i rom non lo ricordano !!! 23 dicembre 1990, dai lanci di agenzia si apprende una tragica notizia: “Assalto al campo nomadi di via Gobetti, alla periferia di Bologna, alle 8.15. Rodolfo Bellinati e Patrizia Della Santina sono rimasti uccisi. Feriti in modo grave: Sara Bellinati, una bambina di appena sei anni e Lerje Lluckaci, 34enne slava. Secondo una prima ricostruzione gli assalitori sarebbero giunti al campo a bordo di due auto, una Fiat Uno bianca ed una Lancia Y10. Dalle auto sono scesi due uomini, a volto scoperto e armati di pistola e mitra. Hanno sparato dagli otto ai quindici colpi, quattro dei quali fatali a Patrizia Della Santina. E’ stato invece un colpo sparato dal mitra ad uccidere Rodolfo Bellinati. Alcuni nomadi testimoniano la presenza nel campo di un uomo con un giubbotto poco prima dell’arrivo delle auto”.
Pochi giorni dopo la sparatoria, una zingara, presente nel campo al momento dell’agguato, fu chiamata in Questura a testimoniare. Tra i poliziotti presenti in Piazza Galileo riconobbe uno degli aggressori: era Roberto Savi, ma nessuno le diede ascolto. Tutti uguali davanti alla morte, ma non davanti agli inquirenti: la testimonianza portata in quell’occasione fu ascoltata come si fa con un bambino che sostiene di aver visto il lupo mannaro.
Ai funerali dei due nomadi uccisi dai killer della Uno Bianca erano presenti poche centinaia di persone. Fu una vergogna per Bologna… in quel momento affiorò visibilmente l’indifferenza sociale e il razzismo perbenista alla petroniana. E il freddo di una giornata terribile e triste si trasformò subito in gelo: forse per i più non valeva rendere omaggio a una coppia di zingari “brutti sporchi e cattivi”.
La prima commemorazione che si tenne un anno dopo aveva come titolo “per non dimenticare”. Era un’esortazione già sentita in precedenza, per la strage del 2 Agosto alla Stazione, per i 12 studenti uccisi al Salvemini. Un impegno civile ridotto, nel migliore dei casi, a un semplice rituale. In effetti, a un anno di distanza, furono molto pochi quelli che si ricordarono di Rodolfo e Patrizia. Anzi, in quei 365 giorni, l’odio per gli zingari, ormai percepiti come uno “sciame di cavallette”, stava aumentando a dismisura. Il popolo nomade veniva ormai percepito come qualcosa di ingombrante, come un pericolo… Questo sentimento diffuso influenzò anche il padre delle due vittime che, dopo quel 23 dicembre maledetto, propose alcune volte questa tesi: “Gli assassini si sono sbagliati. Hanno colpito noi al posto di altri, sparando nel mucchio, ma non avevamo fatto nulla. La gente del quartiere ci ha sempre rispettati. I killer volevano colpire gli slavi perché, forse, avevano compiuto qualche torto. Le persone, però, non distinguono più: siamo diventati tutti uguali. Non esiste più alcuna differenza tra noi italiani e gli slavi… Non sappiamo nulla sui reponsabili dell’omicidio, neppure la magistratura è riuscita finora a scoprirli. Erano addestrati militarmente. Mio figlio è stato ucciso con un colpo alla testa”. (Intervista tratta da Mongolfiera del 20 dicembre 1991).
All’epoca, gli investigatori, tra le varie ipotesi ne formularono una che legava i raids contro gli accampamenti di Quarto Inferiore (10 dicembre 1990) e di via Gobetti (23 dicembre 1990), riconducendoli alle attività illegali dei nomadi slavi. Dall’ottobre ‘89 al dicembre ’90, si diceva, erano stati compiuti in città molti furti di appartamenti. In quel periodo erano arrivati in Emilia-Romagna nuclei di slavi, provenienti da Torino e Roma, approdati in Italia alla fine degli anni ’70.
Quell’ipotesi, però, non spiegava, come mai le stesse armi dei raids erano state utilizzate all’Ipercoop (il 22 dicembre 1990, due immigrati di colore feriti) e al Pilastro (il 4 gennaio 2001, tre carabinieri uccisi).
Solo nel 1994, si scoprì che dietro ai ventiquattro morti, ai centodue feriti, alle centotré azioni delinquenziali riconducibili alle gesta sanguinarie della “Banda della Uno bianca” (sette anni e mezzo di attività criminali e di terrore, dal 1987 al 1994), c’erano sì dei fanatici razzisti, dei rapinatori sanguinari, delle schegge impazzite di un disegno oscuro, ma quegli assassini erano cinque poliziotti, armati e senza scrupoli, che usavano le attrezzature di servizio, e, senza destare sospetto alcuno, lasciavano la loro scia di morte lungo le strade dell’Emilia-Romagna.
Anche dopo i processi e le condanne, è rimasta oscura la ragione che ha spinto i fratelli Savi e i loro complici a compiere tanti crimini. Così come sono rimaste oscure le protezioni di cui hanno goduto.
C’è anche una domanda a cui non si è ancora riusciti a dare una risposta: chi c’era dietro a quella follia sanguinaria, chi ha protetto i protagonisti di una delle pagine più oscure della storia contemporanea del nostro paese?
In questi anni, quando le luci di scena sulle malefatte dei killer della Uno Bianca si sono abbassate, abbiamo continuato ad ascoltare molti luoghi comuni: “gli zingari sono tutti ladri, sono tutti bugiardi…” e via discorrendo. Ci siamo ricordati (giustamente) dei cittadini indifesi, dei benzinai, degli armaioli, dei carabinieri che hanno trovato la morte per mano della famigerata banda dei Savi. I famigliari delle vittime e le Istituzioni ce lo hanno sempre fatto presente.
Ma della strage di via Gobetti, dove Patrizia e Rodolfo sono morti a causa della stessa regia, in molti si sono dimenticati. Rappresentanti istituzionali si sono fatti vedere a corrente alternata. Quanti anni sono che all’ex Fornace Gallotti non arriva un sindaco, così come va negli altri luoghi degli omicidi della Uno Bianca?
 i sinti hanno subito  tante cose da scrivere ma e meglio ricordare per dimenticare
Presidente Federazione Rom e Sinti Insieme Davide Casadio

«I nomadi? Vivono come maiali» Sinti italiani, Davide Casadio

VICENZA
«I nomadi? Vivono come maiali» Bufera sul consigliere: «Ora lasci»
Cicero paragona i campi sinti ai letamai. Variati: inaccettabile.

VICENZA I nomadi? «Vivono nello sporco, come fanno i maiali che stanno nel luamàro, e non sono abituati a stare in un ambiente pulito». Il consigliere comunale d’opposizione a Vicenza, Claudio Cicero (lista Cicero a 360 gradi), non si fa problemi a paragonare gli stili di vita di una comunità di famiglie nomadi del capoluogo berico a quelli dei maiali. Ma lo fa in un’aula del Consiglio. E così quelle parole, pronunciate in una sede istituzionale scatenano una bufera in città. Dall’associazione Sinti italiani, secondo cui «sono frasi di stampo nazista», al sindaco, Achille Variati, che le definisce inaccettabili » e fino a esponenti di Sel (Sinistra ecologia e libertà) in Consiglio comunale: «Incompatibili con la carica di consigliere ». Insomma, i toni usati da Cicero creano un mare di critiche e accendono la polemica. Il tema è caldo: il Comune ha finanziato lavori per 230 mila euro al più grande campo nomadi della città, in via Cricoli e l’intervento, previsto dai fondi statali emanati nel 2009 dall’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni, terminerà entro fine mese.   «I nomadi? Vivono come maiali» Bufera sul consigliere: «Ora lasci»
Nel frattempo, da luglio scorso, 90 famiglie nomadi sono state trasferite in un’area provvisoria poco distante dal campo da dove, però, alcune famiglie non si vogliono più spostare («I lavori sono stati fatti male ed è il periodo più freddo dell’anno» hanno spiegato nei giorni scorsi). Parole che hanno suscitato la reazione del mondo politico cittadino e il dibattito è finito in Consiglio comunale. Qui, Cicero ha esposto la sua tesi: «Come si possono permettere minimamente di affermare che non gli piace il campo? Certo che non gli piace, avete mai provato a vedere dove stanno i maiali? Stanno bene in quello che i vicentini chiamano luamàro perché non stanno nel pulito ma nello sporco. E allora, a loro, vedere questo campo così pulito non gli va bene, perché sono abituati a stare in un altro ambiente ». Il consigliere, capogruppo della lista «Cicero a 360 gradi» e già candidato sindaco alle elezioni comunali del 2013, non è nuovo a uscite forti e atteggiamenti provocatori. Nel 2012, una foto che ritraeva un calendario del Duce esposto nel suo ufficio nei palazzi comunali lo fece uscire dalla maggioranza e perdere la delega di consigliere delegato alla Mobilità.  Ora, la frase sui nomadi e i maiali, che suscita una bufera. «I nazisti usavano queste parole - afferma il presidente dell’associazione Sinti italiani, Davide Casadio -. Valuteremo eventuali azioni legali, ma Cicero non è degno di svolgere il ruolo in Consiglio». «Affermazioni inaccettabili rivolte a cittadini che vanno rispettati » dichiara Variati, mentre per la consigliera comunale di Sel, Valentina Dovigo, sono «parole immorali e incompatibili con la carica di consigliere ». Pure la maggioranza prende le distanze: per il presidente del Consiglio Federico Formisano «sono parole pesanti, serve più rispetto nell’aula del Consiglio», mentre per il consigliere Pd Giancarlo Pesce sono «toni superficiali e rozzi».  Corrieredelveneto.corriere.it

26 novembre 2014   «I nomadi? Vivono come maiali» Bufera sul consigliere: «Ora lasci»

Avete presente dove vivono i maiali? frase sui Sinti Cons. Claudio Cicero

«I sinti sono come i maiali»: Cicero scatena il putiferio in consiglio
Il politico di opposizione paragona i nomadi agli animali Scoppia subito la polemica e Sel chiede che si dimetta ! VICENZA - «Ci credo che non vogliono tornare in un campo nuovo. Avete presente dove vivono i maiali? Nel luamaro. E anche loro preferiscono un'area sporca piuttosto che pulita». La frase sui nomadi è di un consigliere comunale di opposizione, Claudio Cicero (Lista Cicero - impegno a 360°), e ha scatenato il putiferio.
Durante il consiglio comunale in cui si parlava del trasferimento dei sinti nel campo di viale Cricoli, Cicero se n'è uscito con quella frase, che ha provocato polemiche, fino alla richiesta di dimissioni da parte di Sel.
Seduta del consiglio comunale - 25 novembre 2014  Video su Youttube
 Consigliere Comunale ! Claudio Cicero (Lista Cicero video documentabile Youtube hai minuti di 2:35

sabato 22 novembre 2014

Le dichiarazioni rilasciate dalle famiglie sinte non sono di certo passate sotto traccia


Porte chiuse ai nomadi "Il trasloco a Natale"
L'amministrazione respinge al mittente le richieste delle famiglie e si dice irritata per le accuse pesanti Entro fine anno ci sarà il trasferimento in via Cricoli.
VICENZA. Seccato è dir poco. Le dichiarazioni ufficiali per il momento le tiene per sé ma è sufficiente uno sguardo per capire quanto siano andate di traverso ad Achille Variati quelle affermazioni rilasciate ieri al Giornale di Vicenza dai nomadi che hanno alzato le barricate dicendo «no al ritorno in viale Cricoli». Una presa di posizione definita assurda dal primo cittadino che ha convocato una riunione straordinaria durante la quale, dopo aver battuto i pugni sul tavolo, l'amministrazione comunale ha deciso di intraprendere la linea dura confermando il trasferimento entro la fine dell'anno. Un trasloco senza compromessi.
LE ACCUSE. Dalla richiesta di «intervento del prefetto» alla decisione di «non spostarsi».
E ancora l'accusa di aver «sprecato soldi» per lavori «eseguiti malamente» e la volontà irremovibile di restare nel nuovo campo almeno fino al prossimo anno: «Non abbiamo alcuna intenzione di muoverci a dicembre». Le dichiarazioni rilasciate dalle famiglie sinte non sono di certo passate sotto traccia. (...)
www.ilgiornaledivicenza.it
Commento:  Associazione Sinti Italiani di Vicenza in viaggio per il diritto e la cultura;
Per gli spostamenti credo che siamo troppo!  vicino alle “feste Natalizie” e di fine anno 2014-2015.
Stiamo attenti a non creare dei disagi a persone che fanno parte della nostra citta, dobbiamo avere più solidarietà perché vive nei campi nomadi …….

domenica 16 novembre 2014

Kevin Stepich (Balanza) ultime lacrime e l’addio Sinti e Rom

IL FUNERALE  CASTELFRANCO Veneto
Musica house e ali d’angelo in mille per l’ultimo saluto a Kevin Da tutta Italia per l’addio al 21enne morto per un attacco d’asma
IL FUNERALE Musica house e ali d’angelo
in mille per l’ultimo saluto a Kevin Da tutta Italia per l’addio al 21enne morto per un attacco d’asma
CASTELFRANCO Ali d’angelo su una bara bianca, rose. E poi musica da discoteca, canti evangelici con la chitarra acustica, palloncini a forma di cuore e colombe fatte volare in cielo e un tappeto di fiori. Sta dentro questi fotogrammi il funerale di Kevin Stepich, il 21enne morto d’asma nella notte tra martedì e mercoledì. Per il suo rito funebre da tutta Italia (persino da Napoli e Roma) sono arrivati circa un migliaio di rom e sinti, tutti parenti e amici della famiglia castellana che abita in via Mestre, nella zona industriale di Salvatronda, dove negli ultimi tre giorni è stata allestita una tensostruttura per accogliere l’affetto e l’amicizia di tutti.
Qui la veglia funebre è durata anche di notte, con canti e balli, in rispetto della fede evangelica del clan e delle passioni del giovane: il ballo latino- americano, che lo aveva visto protagonista anche in importanti competizioni, e poi il suo lavoro a Venezia come esperto di make-up. Venerdì pomeriggio alle 15 la bara è stata chiusa e poi portata di fronte alla chiesa di Salvatronda, dove il parroco don Mauro l’ha accolta con le campane. Presente sul posto anche un’ambulanza del Suem perché i parenti del giovane in mattinata si erano sentiti male ed erano stati ricoverati in ospedale. La frazione castellana è stata paralizzata dalla marea di parenti, i vigili hanno dovuto interrompere la circolazione per permettere al corteo funebre di portare la bara a mano, al ritmo di canzoni da discoteca alternate dalla chitarra acustica e dalle canzoni religiose. Tra un applauso e l’altro, poi, si è giunti in cimitero dove le corone di fiori, una dozzina in tutto, sono state distrutte e gettate a terra, per creare un tappeto di fiori per l’ultimo viaggio di Kevin. Sotto l’arco di ingresso sono quindi stati fatti volare via decine di palloncini bianchi ed alcune colombe. Infine, il rito della sepoltura con le ultime lacrime e l’addio.

giovedì 23 ottobre 2014

indagine del Senato, in Italia solo il 2­3% dei rom e sinti pratica ancora il nomadismo

 «Il circo è e sarà sempre il più grande spettacolo del mondo»
di Stefano Pasta Nando Orfei, morto a Milano lo scorso 7 ottobre, sarà sempre ricordato per questa frase, accompagnata dalla sua giacca bordeaux, improbabile e forte come tutti i colori e i gusti del mondo circense. “Nandino”, prima giocoliere poi domatore, era famoso per il momento in cui la porta in ferro gli si chiudeva alle spalle, lasciandolo nella gabbia in compagnia di giganteschi felini. Il circo è stato la sua vita e la sua famiglia. Racconta al La Città Nuova la figlia Ambra, acrobata e cavallerizza: «Quante notti abbiamo passato a massaggiare cavalli con le coliche! Capitava che anche gli elefanti stessero male di pancia, magari avevano mangiato troppo fieno; allora io e papà prendevamo i mastelloni da 80 litri, quelli che solitamente usavamo per il bucato, e preparavamo tè caldo con whisky e miele per i pachidermi».
Nei ricordi di Ambra, il domatore di belve è un “gigante buono”: «Sai di cosa abbiamo parlato poco prima della sua morte? Di quando facevamo insieme il presepe all’ingresso del circo. Era l’evento dell’anno: una volta vincemmo anche un premio per un presepe che era grande 20 metri per 10. In tutte le città toccate dal nostro carrozzone, compravamo qualcosa di caratteristico da tenere da parte fino a Natale». Ad un certo punto della sua vita, Nando Orfei divenne una stella del cinema, attore in Amarcord e Clowns del suo amico Federico Fellini. Da bambina, Ambra andava spesso sul set a trovarlo: «Sentiva il bisogno di stare con la famiglia: per questo, rinunciò alla carriera cinematografica per tornare sotto il tendone». Scelse una vita più dura, dove si deve smontare un palco anche se piove e dove aveva la responsabilità di un’intera comunità di 250 persone. «Lui era forte come un gladiatore – racconta la figlia – spostava una roulotte con le spalle. La sua forza? Stare con la sua gente, una famiglia allargata in cui ci si voleva bene. Dopo la fatica, c’erano le grigliate tutti insieme».
A Natale, metteva tutti i bambini – una quarantina – su un camion del circo e li portava al cinema a vedere i cartoni animati: «Allora il cinepanettone era fatto dalla Disney», ricorda Ambra. Nell’immaginario di tutti, gli Orfei sono il circo italiano: Nando, la sorella Liana, il fratello Rinaldo, la cugina Moira, a cui era legatissimo, e i rispettivi figli, tra cui appunto Ambra, nota anche per le apparizioni televisive. Ma forse non tutti sanno che all’origine del Circo Orfei c’è quello che noi oggi chiameremmo un incontro interculturale, o un matrimonio misto. Molto misto… Racconta Ambra: «Nel 1820, il mio trisnonno Paolo era sacerdote a Massa Lombarda (RA), veniva da una famiglia nobile di Urbino ma non aveva una vocazione ferrea. Si innamorò di una sinta del Montenegro che mendicava all’uscita della chiesa e scapparono insieme, tendando la carriera di saltimbanco con quattro cagnolini e un orso». E qui c’è un altro punto di interesse: sì, gli Orfei – come l’altra grande famiglia del circo italiano, i Togni ­– sono di origine sinta.
Non è esattamente l’immagine che di solito associamo a quelle persone che troppo spesso chiamiamo “zingari”, con una parola che ha valenza dispregiativa. Eppure, la metà dei circa 160mila rom e sinti in Italia sono di cittadinanza italiana, attestati sulla Penisola fin dal XV secolo. Tra di loro, appunto, le famiglie lunaparkiste e circensi, ad esempio quella da cui è nata Gardaland, ora comprato da una multinazionale. Circensi e quindi nomadi. Anche altri rom e sinti erano in passato nomadi per ragioni professionali, da chi commerciava cavalli a chi girava le cascine per riparare pentole e attrezzi di rame. Ora il mondo è cambiato (non si riparano più le pentole di rame…) e non lo sono più: secondo una recente indagine del Senato, in Italia solo il 2­3% dei rom e sinti pratica ancora il nomadismo. Spesso “chi resiste” sono appunto i circensi, ma anche loro lo sono sempre meno.
Del resto, anche il mondo del circo è in trasformazione: Gardaland non lo è più da decenni, la stessa Ambra ora non gira più con la compagnia, ma dalla sua casa milanese dirige l’Ambra Orfei Entertainment che, su commissione, organizza feste e spettacoli in tutto il mondo. «Però – precisa – non mancano riferimenti alle radici circensi». La compagnia del padre, invece, resiste, anche se oggi è composta solo da una cinquantina di persone. In questi giorni, il Circo Nando Orfei è di scena a Mirandola. Del resto, come è d’obbligo in questi casi e come voleva “Nandino”, the show must go on.  lacittanuova.milano.corriere.it

martedì 30 settembre 2014

La ripicca contro rom e sinti di Vicenza

Campo nomadi, rogo doloso nel cantiere di via Cricoli
La polizia ha avviato indagini per l'inquietante episodio Due le piste: ripicca contro rom  e sinti o vendetta verso l'azienda
Un incendio inquietante, destinato a suscitare nuove polemiche. È quello scoppiato la notte scorsa in via Cricoli, all'interno del cantiere dove sono in corso i lavori di riqualificazione del campo nomadi. Una mano ignota ha dato fuoco ad una ruspa, danneggiando anche la recinzione e alcune tubature che erano accatastate per essere interrate. I danni non sono ingenti, ma l'allerta è molto elevata. Le indagini per fare chiarezza sono state avviate, e sono coordinate direttamente dal questore Gaetano Giampietro.
IL ROGO. L'allarme è stato dato poco prima dell'una direttamente dalla polizia. Una volante della questura, infatti, stava transitando lungo via Cricoli quando gli agenti hanno notato delle luci provenire dall'interno del cantiere, avviato da alcune settimane. Pensando a dei ladri, i poliziotti si sono fermati ed hanno subito compreso che si trattava di fiamme. Per questo hanno immediatamente avvisato i vigili del fuoco. Il rogo aveva interessato una macchina escavatrice, i tubi e dell'altro materiale. (...)  www.ilgiornaledivicenza.it

Comento…. Sinti italiani bisogna avere paura di un gesto del genere nei confronti della minoranza Sinta !!!  Presidente Davide Casadio