martedì 27 agosto 2013

Strategia NL'intervista | Cecile Kyenge: «Orgogliosa di fare il ministro» L'intervista | Cecile Kyenge: «Orgogliosa di fare il ministro» L'intervista | Cecile Kyenge: «Orgogliosa di fare il ministro» azionale d’inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti

L'intervista | Cecile Kyenge: «Orgogliosa di fare il ministro»
Il bilancio dopo i primi mesi da ministro dell'integrazione. «Non solo Ius Soli, in questi  100 giorni ho preparato importanti progetti per i giovani, il dialogo tra religioni e i diritti» strategia nazionale d’inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti.
di Andrea Marini
 .Fino all’anno scorso c’era anche lei tra le decine di volontari quotidianamente impegnati nei turni tra gli stand, i ristoranti, o a distribuire materiale a Ponte Alto. Ecco quindi che quella di oggi per Cecile Kyenge, ministro modenese dell’Immigrazione nel governo Letta, sarà una serata speciale. Sarà lei infatti a tagliare il nastro della festa provinciale del Pd. Una festa che cade a ridosso della scadenza dei primi 100 giorni di vita del govern o delle larghe intese, in cui il suo nome è stato citato un numero di volte probabilmente minore soltanto a quello di Letta, per via della sua battaglia per favorire l’integrazione degli stranieri e per lo Ius Soli .
Ministro, bentornata a Modena. Con quale bilancio di questa sua esperienza?
«Sono molto soddisfatta. In questi 100 giorni sono riuscita a lavorare sull'idea di un cambiamento culturale della società e su progetti ben specifici dall'integrazione delle politiche migratorie, in senso molto ampio, e di integrazione delle minoranze, tra le diversità. E in ultimo sulle politiche giovanili e per le adozioni internazionali, settori per me nuovi ma in cui c’è tanto da fare»
La cosa che l'ha resa più orgogliosa?
«È stata quella di aver posto con forza un tema che è diventato un punto fondamentale nel Paese: la cittadinanza al di là della nazionalità. Una nuova cittadinanza e una nuova convivenza, un nuovo modo di coesione sociale. Evidenziare un punto fondamentale: ci sono diritti e doveri in tutti i settori. Ponendo all'attenzione la questione delle seconde generazioni, fondamentale per tutto il territorio».
Le è stato utile il bagaglio di esperienza accumulato sui temi come immigrazione e integrazione qui a Modena, da sempre avanti su questo settore?
«Direi che l'esperienza, il bagaglio che mi sono portata dietro è importante e aiuta a concretizzare alcuni progetti del ministero. Soprattutto sul fronte dell’integrazione, quanto fatto a Modena mi risulta utile; così come è utile confrontarlo con il cammino e i percorsi di altre realtà italiane. Su Modena è stato importante il progetto di formazione, sensibilizzazione approccio multiculturale, il settore sanitario, così come la preparazione degli operatori della scuola, ma anche per gli studenti, i giovani. Questo percorso locale e regionale mi aiuta, sono molto fiera di portare avanti le buone pratiche di questo territorio».
E la cosa che più l’ha ferita in questi 100 giorni?
«Occorre distinguere tra i due piani: personale e istituzionale. Sul piano personale ho sempre tenuto a non farmi trascinare e toccare da offese e provocazioni alla mia persona. Cerco di far capire che serve un cambiamento culturale che riguarda tutta la società non ci si deve riferire a una sola persona. Ma tutti insieme si deve lottare per combattere razzismo, xenofobia e altre discriminazioni. Ecco quindi che sul piano istituzionale, al di là della mia persona, sto lavorando per far sì che chi riveste una carica istituzionale sia protetta e rispettata, proprio per il ruolo istituzionale che riveste e perchè abbia gli strumenti per fare bene il suo lavoro».
Cosa le è mancato in più in questi mesi della vita normale. Nel rapporto con la famiglia, le figlie.
«Sicuramente l'autonomia, la semplice quotidianità. Quanto alla famiglia sono fiera del supporto molto forte che mi sta dando. Noi siamo sempre stati molto insieme, ora hanno capito che è un po’ più difficile, sono spesso lontano, ma mi stanno agevolando molto.
Le manca il lavoro da oculista a Modena
«Soprattutto il contatto con i miei pazienti, perchè andava oltre la professione. Si diventava un po’ i confidenti. Sento la mancanza di questo contatto umano. Anzi approfitto della Gazzetta per mandare un caro saluto a tutti i miei pazienti e far presente loro che pur essendo nel ministero li penso spesso e me li ricordo uno a uno».
In questi mesi del suo lavoro si è parlato praticamente solo di Ius soli, ma lei fa anche altre cose. Ad esempio?
«La p rima cosa che affronteremo a settembre sarà il rilancio del servizio civile nazionale Uscirà un bando nazionale per il quale abbiamo trovato i fondi per 92 milioni per impegnare 15mila 500 giovani, 14mila 500 per u nservizio nel sociale e partecipare a progetti di coop sociali, 850 per progetti di cooperazione internazionale. Poi un’altra quota, circa 300, per l’assistenza ad invalidi civili o non vedenti o ciechi civili, di questo progetto sono orgogliosa. Dopo un anno e passa di immobilismo si è ripreso a lavorare in questo settore con un segnale del Senato, che ha approvato un ulteriore milione per il servizio civile».
Si occupa anche di politiche giovanili. Come vede la situazione dei giovani in Italia.
«È inutile nascondere il momento difficile. Posso assicurare, come ha più volte ribadito il presidente Letta, che loro sono tra le priorità del governo. Sono tanti i progetti interministeriali. Ad esempio stiamo per lanciare la creazione di un Fondo rotatorio per concedere mutui a giovani coppie e single con figli. Con apertura anche per i lavoratori atipici. Ad oggi lo stanziamento è di 50 milioni ma potrà salire a 110 entro il 2015. Il tutto in concerto con il ministro Lupi e la collaborazione dell’Abi. In pratica lo Stato sarà Garante dei mutui di giovani coppie e single con figli, anticipando anche le somme che giovani e single si impegneranno poi a restituire ».
E che altro?
«Daremo un’occasione di lavoro a tanti giovani neolaureati che impegneremo assumendoli per lavorare al piano straordinario per l’informatizzazione e digitalizzazione del patrimonio artistico nazionale».
È vero che il decreto del fare ha snellito le procedure per ottenere la cittadinanza?
«Questa norma riguarda prima di tutto il fatto di mettere i diritti al centro dell'attenzione. I giovani stranieri, in possesso dei requisiti, al compimento del 17 esimo anno e 6 mesi di età riceveranno una lettera che li informa di questa possibilità Per avere la cittadinanza non basterà presentare solo la residenza, ma si potrà testimoniare il proprio percorso all’interno del paese si potrà con i certificati scolastici e poi c’è l’obbligo agli enti locali di usare gli strumenti informatici per velocizzare le procedure».
E sul fronte delle religioni e della discriminazione?
«Abbiamo avviato un percorso per il piano triennale contro la discriminazione razziale a settembre terremo un incontro con le Associazioni e i ministeri interessati, le Regioni, gli enti locali e le associazioni sindacali e dei datori di lavoro. Inoltre con il supporto dell’Unar – Ufficio Nazionale antidiscriminazione razziale, sono in fase di monitoraggio l’avvio dei tavoli regionali e locali per l’attuazione della strategia nazionale d’inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti. Ma lavoriamo anche sull’inclusione delle diverse religioni con iniziative congiunte in tema d’integrazione tramite il dialogo interreligioso. E ci saranno tavoli europeo e incontri all’Onu, a New York».
Uno dei problemi, anche a Modena, è la gestione dei tanti minori stranieri non accompagnati che giungono nelle varie città.
«È la nuova emergenza, noi siamo mobilitati anche per supportare il lavoro degli enti locali, anche dal punto di vista economico e ricordo anche il lavoro che stiamo facendo sul fronte delle adozioni internazionali».
Questo governo durerà per riuscire a fare tutte queste cose?
«Mi auguro di sì. Io fino a quando saremo in carica lavorerò su tutti questi progetti».
27 agosto 2013  Gazzettadimodena.it

lunedì 26 agosto 2013

Rimozione della voce "zingari" dai moduli

Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani

INIZIATIVE

Rom
  • Rimozione della voce "zingari" dai moduli usati dalle forze dell'ordine per le denunce di furto e rapina

    Il presidente della Commissione diritti umani del Senato Luigi Manconi, su segnalazione del senatore Francesco Palermo, membro della Commissione, il 6 agosto scorso ha scritto al comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Leonardo Gallitelli per chiedere notizie circa la presenza della voce "zingari" nel modulo prestampato per la ricezione di una denuncia per furto presso la stazione dei Carabinieri di Pieve Ligure (GE) (in allegato). La questione è stata segnalata, allo stesso tempo, al capo della Polizia Alessandro Pansa. Lo stesso 6 agosto, alla lettera del presidente Manconi è seguita la risposta del generale Gallitelli con cui ha comunicato di aver provveduto a sollecitare l'eliminazione della voce in questione dai campi informativi della banca dati interforze del Ministero dell'interno e di conseguenza dai moduli in uso in tutti gli uffici delle forze dell'ordine (corrispondenza in allegato).
    Denuncia
    Lettera Sen. Manconi
    Lettera Gen. Gallitelli

SEMPLIFICATA L'INSTALLAZIONE DI BUNGALOW E CASINE E LE CASEMOBILI

Decreto Fare, per i bungalow non serve più il permesso di costruire

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Purché la loro collocazione sia conforme alle leggi regionali applicabili. Assocamping: “risolta l'annosa questione delle case mobili”

bungalow decretofareDal 21 agosto scorso è in vigore la legge di conversione del decreto del fare (decreto-legge n. 69/13), pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 20 agosto.
Una norma che sta facendo discutere è quella di cui al comma 4 dell'articolo 41, relativa agli interventi di nuova costruzione per la sosta e il soggiorno di turisti. I presidenti delle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia hanno criticato la disposizione perché, assimilando la presenza di roulotte e camper all'interno dei campeggi ad interventi di nuova costruzione, da assoggettare al permesso di costruire, rischia di danneggiare il settore dell'open air (LEGGI TUTTO).
SEMPLIFICATA L'INSTALLAZIONE DI BUNGALOW E CASINE. Ma, per la precisione, che cosa dice la norma contestata? L'articolo 41, comma 4 della legge del Fare dispone che “All'articolo 3, comma 1, lettera e.5), del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, dopo le parole «esigenze meramente temporanee», sono aggiunte le seguenti «ancorché siano ((installati)), con temporaneo ancoraggio al suolo, all'interno di strutture ricettive all'aperto, in conformità alla normativa regionale di settore, per la sosta ed il soggiorno di turisti.»”.
La disposizione, dunque, integra la definizione di interventi di nuova costruzione recata dall’art. 3 del T.U. edilizia (D.P.R. 380/2001), attraverso una modifica alla lettera e.5) del comma 1 del medesimo articolo. La finalità è quella di semplificare l'installazione di strutture mobili quali bungalow e casine: per le installazioni posizionate, con temporaneo ancoraggio al suolo, all’interno di strutture ricettive all’aperto per la sosta ed il soggiorno di turisti, non è necessario il permesso di costruire, purché la loro collocazione sia effettuata in conformità alle leggi regionali applicabili.
ASSOCAMPING: SCONGIURATA LA CHIUSURA DI CENTINAIA DI CAMPEGGI E VILLAGGI VACANZE. La norma è accolta con favore da Assocamping Confesercenti, che ha diffuso nel giugno scorso una nota di commento, all'indomani dell'approvazione del Decreto Fare in Consiglio dei Ministri. “Per risolvere alcune questioni interpretative, spesso causa di sequestri e di blocco dell’attività turistico-ricettiva all’aperto, la norma inserita nel Decreto Legge – spiega l'Associazione - riguarda il posizionamento di allestimenti mobili di pernottamento, quali camper, caravan, case mobili, e relativi accessori (verande, cucinotti, ecc.), temporaneamente ancorati al suolo, all’interno di strutture ricettive all’aperto per la sosta ed il soggiorno di turisti.
In particolare, facendo riferimento a normative di settore contenute in diverse leggi regionali, con le nuove norme i campeggi non necessitano di permesso a costruire, laddove detto posizionamento sia effettuato in conformità alle leggi regionali applicabili ed al progetto già autorizzato con il rilascio del permesso a costruire per le medesime strutture ricettive”.

www.casaeclima.com

domenica 25 agosto 2013

Dachau Subito cominciarono a perseguitare ogni avversario politico: ebrei, sinti e rom


FERMIAMO I NUOVI RAZZISTI di Angela Merkel Dachau insieme

Angela Merkel, Dachau © Getty Images
21 agosto 2012 – Per la prima volta un leader tedesco ha visitato il campo di sterminio di Dachau, l’unico lager che fu e rimase funzionante dall’inizio alla fine del regime nazionalsocialista dove trovarono la morte ben 41.500 prigionieri. All’indomani della visita, riportiamo il discorso di Angela Merkel, pronunciato dopo aver deposto una corona di fiori davanti al memoriale del lager nazista. Il testo è stato tradotto e pubblicato dal quotidiano la Repubblica.

FERMIAMO I NUOVI RAZZISTI di Angela Merkel
“Per tutti noi, il memoriale del campo di sterminio nazionalsocialista di Dachau è legato al ricordo di un capitolo orrendo, disumano e senza eguali della Storia tedesca. Ma voi superstiti qui presenti oggi, al contrario di me nata nel ’54, allora avete dovuto sperimentare e vivere l’orrore di persona, sulla vostra pelle. Per voi, espropri e persecuzione, deportazione, fame e malattie, terrore e violenza fino all’assassinio di massa, tutto ciò fu allora per voi un’orrida amara realtà.
Per me è un momento molto commovente, incontrarci qui, voi tutti superstiti e testimoni della memoria di quel crimine senza pari che fu commesso qui in questo paese, voi parenti delle vittime, incontrarvi proprio in questo luogo. Proprio il desiderio di ringraziarvi dal profondo del cuore, per l’invito e soprattutto perché siete venuti. So bene quanta forza, energia, lotta col dolore del ricordo costi ogni anno di più tornare qui, dove voi o i vostri cari affrontaste tanta inenarrabile pena.

Un dolore così profondo dura una vita intera e oltre. E al tempo stesso resta vivo, legato al ricordo dei suoi testimoni di pietra. Per questo è importante tenere vivo il concetto di luoghi della memoria come questo, e il loro valore costitutivo. Perché luoghi della memoria come questo toccano non solo la comprensione razionale, bensì anche le emozioni delle visitatrici e dei visitatori che vengono. Così, quanto qui accadde torna nel presente, con tutta la sua carica di monito e memoria.

Le origini del campo di concentramento di Dachau risalgono a ottant’anni or sono. Allora, nel 1933, i nazionalsocialisti avevano preso il potere in Germania. Subito cominciarono a perseguitare ogni avversario politico: ebrei, sinti e rom, omosessuali, disabili. Subito cominciarono a costruire i lager, e tra i primi a funzionare per i loro disegni criminali fu Dachau.
Il nome stesso del luogo, Dachau, divenne tristemente famoso. Perché il lager di Dachau servì da modello per il sistema dei campi di concentramento e di sterminio, quel sistema su cui la macchina-Stato totalitario di persecuzione nazionalsocialista si fondò, fino al suo più orribile strappo e violazione dei valori costitutivi della civiltà umana, la Shoah.

Dachau fu l’unico lager che fu e rimase funzionante dall’inizio alla fine del regime nazionalsocialista. In tutto, oltre duecentomila prigionieri furono internati qui, e circa 41.500, solo qui a Dachau tra i sei milioni e oltre del totale delle vittime dei lager nazisti, trovarono la morte. Il 29 aprile 1945 i soldati americani dettero la libertà ai sopravvissuti. Ricordiamolo, oggi e sempre: ogni prigioniero, qui nel lager di Dachau e in ogni altro lager nazista, aveva una storia personale, una storia e una vita che furono brutalmente interrotte e in milioni di casi eliminate, cancellate. Il ricordo di ognuno di questi milioni di destini, di vite spezzate, riempie me, Cancelliere federale, di tristezza e vergogna. Ma al tempo stesso, da luoghi della memoria come questo, il memoriale del lager di Dachau, viene a noi tutti un monito urgente e grave: come fu possibile, in Germania, che persone, esseri umani, a causa della loro origine, della loro religione, delle loro opinioni politiche o dei loro orientamenti sessuali, si videro negare e strappare per sempre e brutalmente il diritto alla vita, e come fu possibile che la stragrande maggioranza dei tedeschi allora non scese in campo contro di ciò, non si oppose, bensì nella migliore delle ipotesi lasciò fare? Luoghi come questo ammoniscono ciascuno di noi oggi a riflettere sul presente, ad aiutare e fare tutto il possibile perché ciò non accada più. Perché non accada più che l’indifferenza, il voltarsi dall’altra parte, o addirittura l’applauso consenta che esseri umani siano discriminati, maltrattati, fino a dover temere totalmente indifesi per la loro vita. Ecco, questa è la responsabilità che resta e cresce per noi tedeschi, per quel che è accaduto allora, è questo è il motivo per cui è irrinunciabile tenere vive e aiutare come facciamo istituzioni e luoghi della memoria come questo, i luoghi che ci ricordano nella nostra vita quotidiana di oggi le vittime dei crimini della Germania nell’epoca del nazionalsocialismo. Noi lottiamo e dobbiamo lottare decisi e determinati contro ogni forma di antisemitismo, razzismo ed estremismo di destra, e sosteniamo e dobbiamo sostenere decisi contro quelle sfide il coraggio civile e l’impegno volontario. Ma non è finita, c’è un’altra cosa che per noi è dovere sapere e ricordare, a causa di quanto qui accadde: il ricordo, la memoria, devono essere tramandati di generazione in generazione, lo dico da Cancelliere federale. I giovani devono sapere e dovranno sapere sempre quali dolori e sofferenze furono arrecati al mondo dalla Germania. I giovani devono e dovranno imparare come lottare contro le tendenze estremiste. E anche loro, giovani di oggi, dovranno un giorno tramandare questa memoria e queste lezioni ai loro figli e ai loro nipoti. Caro signor Mannheimer, lei sopravvissuto all’Olocausto oggi qui presente al mio fianco, le dona a noi tutti la testimonianza e il ricordo dell’orrore dei nazionalsocialisti. Lei si è sempre posto come compito, la cito, “dal buio più cupo della storia costruire ponti per riconciliarsi e avvicinarsi, per rafforzare la democrazia e combattere contro l’antisemitismo e il razzismo”. Molti testimoni di quell’epoca e molti sopravvissuti hanno sempre agito così come lei invità ad agire, e molti in età ben avanzata lo fanno ancora oggi. Io provo nell’emozione e nella ragione un sentimento di degno, forte rispetto e ammirazione per quanto testimoni e superstiti ancora fanno per noi, per rendere possibile che noi non dobbiamo provare oggi o domani l’orrore di allora. Da Cancelliere federale sono profondamente grata a loro. Per questo è per me un grande onore che voi testimoni e superstiti abbiate visitato il memoriale del lager di Dachau insieme a me. Vi ringrazio, perché so bene che questa vostra scelta è ben altro che una scelta ovvia. È un ponte della storia al presente, quello che noi vogliamo costruire insieme anche per il futuro.
Foto apertura: © Joerg Koch/Getty Images

 www.businesspeople.it-ita-storica-nel-lager-di-Dachau

martedì 20 agosto 2013

Microaree familiari hanno la possibilità Sinti e Rom

Le micro aree per molti Sinti sono la soluzione abitativa migliore
Davide Casadio, Federazione Rom e Sinti Insieme  -  Quali saranno le scelte per abitare nel territorio di tutto il Vicentino di Sinti e Rom

Perché e cos'è una microaree

Come moltissimi anni fa ancora oggi ci sono intere famiglie di sinti, rom senza nessuna abitazione decente dove poter vivere con i propri familiari, trovare un lavoro definitivo e frequentare tutte le scuole necessarie per ottenere un diploma.

Tantissimi sono ancora alle porte delle città (aree di fortuna, tante volte nelle discariche cittadine abusive), vicino ai fiumi, autostrade e nelle peggiori sistemazioni senza i necessari servizi di sopravvivenza come l'acqua, l'energia elettrica e i servizi igienici. Tantissime famiglie sono rinchiuse ormai da anni in enormi campi costruiti solo per concentrare tutti sinti e rom in un unico posto, per tenerli sotto controllo a tempo indeterminato, sorvegliati speciali solo per colpa di essere un etnia di un ceto debole.

L'habitat per i Sinti deve essere di libera scelta, senza nessun obbligo di dover vivere dove gli si impone di vivere.
Non bisogna pensare ad una sola soluzione, ma bisogna pensare e favorire le soluzioni diversificate quali: le microaree, l'accesso semplificato all'appartamento o all'acquisto di terreni agricoli su cui poter edificare anche in autocostruzione.
Di perché le microaree e della loro realizzazione c'è ne sono molti, il principale da mettere al primo posto è il superamento degli enormi campi nomadi sovraffollati fino ad essere compressi da una moltitudine di famiglie Sinte. Per dare un'abitazione decente a tutte le famiglie che abitano nelle aree di fortuna (baraccopoli, roulotte, container ecc.) in un modo incivile senza nessun servizio indispensabile per ogni forma umana. Per la maggior parte della popolazione maggioritaria che non accetta di buon grado vivere e avere come vicini di casa una famiglia Sinta.

Ma che cos' è una microarea
•La microarea e un'area con una metratura adeguata alla necessità d'allargamento futuro, dove ogni singola famiglia formata da genitori e figli dispone di uno spazio privato con delle abitazioni doc (anche auto costruite) attrezzate con tutti i servizi adeguati.
•Le microaree non sono custodite, ma affidate alla responsabilità delle persone che la occupano, cosi come un qualsiasi appartamento concesso in affitto.
•Le microaree per molti Sinti sono la soluzione abitativa migliore perché non obbligano a rifiutare le proprie usanze, culture, tradizioni e lingue.
•La microarea porta al miglioramento la vita del popolo Sinto senza denigrarla.
•La microarea è il primo passo per aiutare il popolo Sinto a uscire dalla povertà ecc.

La Microarea è un area predisposta soltanto per una famiglia allargata, composta di genitori, figli e nipoti, dove nessun altra famiglia Sinta può introdursi, se non che abbia un permesso speciale dalla famiglia stessa o dal sindaco, ma anche un area di sicurezza, e non solo per i Sinti ma anche per i vicini e gli enti locali. Ma soprattutto è una area dove si può salvaguardare la propria Tradizione, la propria Cultura, l'Usanza e la propria Lingua madre, un'area dove i diretti gestori sono proprio gli affittuari stessi pagando un normale equo canone d'affitto con spese di gestione ecc. senza che il comune abbia la necessità di dare in gestione ad enti, associazioni o cooperative private i campi nomadi spendendo moltissimi soldi ogni anno, un area definitiva adeguata per il prossimo futuro (includendo le nascite e le perdite della famiglia) attrezzata di fabbricati (in legno o muratura) con tutti i servizi necessari a offrire un adeguato sistema abitativo, accessibile a tutti i servizi come autobus, scuola, negozi ecc. sita in località lontana da fiumi, autostrade, depositi immondizie e dalla periferia delle città ecc. Nella fase di ricerca dei terreni e della progettazione delle microaree è fondamentale che siano coinvolte le famiglie Sinte interessate.
Da sottolineare che anche se attrezzate di servizi adeguati dove vivere a tempo indeterminato, la microarea non è una soluzione definitiva per tutte le famiglie Sinte, tante famiglie Sinte già da anni hanno deciso di acquistare delle aree di propria proprietà scegliendo dei terreni agricoli i cui costi sono più accessibili rispetto ai terreni edificabili per poter vivere con la propria famiglia allargata in un'area di propria proprietà.
Queste tipo di abitazioni nella la microarea, che è il terreno agricolo di proprietà, nasce soprattutto per far uscire dagli enormi campi nomadi tutte quelle famiglie che non si conoscono fra di loro, famiglie sconosciute con origini, culture, tradizioni e lingue totalmente diverse, il che varie volte porta il caos quasi totale tra i bambini. Vivere tutti insieme in un grande campo comporta avere amici di varie etnie, con dialetti e lingue completamente diverse dalle proprie. I bambini giocando fra di loro tutti i giorni, solo per capirsi e tante volte senza rendersene conto sono obbligati ad insegnare all'amico la propria lingua madre, arrivando a un punto in cui non capiscono più quale e la loro vera madre lingua. Ma il problema non colpisce solo i bambini, ma anche gli stessi genitori che non riescono più a capire i propri figli, sentendo parole nuove devono farsi spiegare il significato della parola detta, perciò si sentono smarriti e traditi, perché consapevoli del pericolo che si sta creando: la loro madre lingua originale sta scomparendo e con essa la tradizione, la cultura, l'usanza e il loro modo di fare.
Grazie al vivere in un campo nomadi interculturale si stanno perdendo tutti i principi fondamentali della propria famiglia.
Ma soprattutto la microarea e il terreno agricolo di proprietà sono la prima opportunità abitativa per tutte quelle persone Sinte che stanno vivendo in una realtà incivile, che abitano con i propri familiari, bambini, donne e anziani, in accampamenti di fortuna nati al momento senza nessun servizio come acqua, luce e servizi igienici, ma circondati da topi che scorrazzano a destra e a sinistra, rospi e insetti di ogni genere, aree site in ogni appezzamento di terreno trovato libero, sui marciapiedi delle strade, vicinissimi ai fiumi, nelle campagne e boschi fitti, o in case diroccate e abbandonate, sotto i ponti e tante altre realtà che hanno già causato parecchie disgrazie.

L'abitazione migliore e veramente definitiva per i Sinti in Italia!
L'abitazione migliore, concreta, definitiva per i sinti principalmente non è l'appartamento in centro città come tante persone credono, anche se sembrerebbe di sì. Non lo è e i motivi sono di varia natura. Questo tipo di abitazione per i Sinti va benissimo ed è stabile fino a che i figli non crescono e si sposano avendo poi i propri figli. Infatti tanti genitori che hanno scelto l'appartamento come abitazione, dopo la crescita dei propri figli e alla nascita dei nipoti, vorrebbero uscire per andare a vivere e invecchiare con i propri familiari in una microarea.
Parecchie famiglie sono state obbligate a fare questa grandissima scelta: solo per poter avere un lavoro e una casa per la propria famiglia allargata, hanno scelto di nascondere, di ripudiare la propria etnia d'appartenenza, non per scelta, ma per sopravvivenza ben consapevoli di dover perdere la propria Tradizione, Cultura, Usanza e la propria Lingua madre. Oggi i loro figli non capiscono e non parlano più la propria lingua, grazie al doversi integrare completamente ed essere obbligati a nascondere la propria etnia d'appartenenza hanno completamente dimenticato i propri valori e principi tenuti in vita dai loro avi per millenni.
Ma mentre queste famiglie obbligatoriamente hanno scelto di integrarsi completamente, altre famiglie che sono entrate spontaneamente negli appartamenti hanno voluto perdere questi valori solo perché si vergognavano della propria etnia d'appartenenza, senza capire che era molto più vergognoso perdere e negare la propria etnia d'appartenenza.
Altre famiglie che vivono in appartamenti da moltissimi anni sono riuscite a tenere e salvaguardare le proprie Tradizioni, Culture, Usanze e la propria lingua madre, si sono adeguate a vivere negli appartamenti, senza dover mai perdere le propri origini, sono riuscite a salvare principi e valori, grazie a dei vicini Gagi che hanno capito la loro diversità di culture, tradizioni, usanze e modi di vivere e li hanno accettati rispettando i loro valori convivendoci e lasciandogli le origini.
Ma il come e dove vivere con la propria famiglia allargata o singola deve essere una scelta propria e condivisa dalla propria famiglia. Nessuna famiglia composta da esseri umani deve essere obbligata a dover scegliere di ripudiare la propria famiglia, le proprie tradizioni, culture, lingue e l'etnia d'appartenenza per ottenere un diritto che è diritto di ogni persona umana e civile di questo mondo.
Perciò l'accesso all'appartamento, al terreno agricolo e alla microarea deve essere una scelta libera senza essere condizionata, obbligata a accettare delle condizioni speciali.
Dopo avere valutato questi e altri problemi, abbiamo constatato che l'abitazione concreta, sicura e migliore per i Sinti è quella dei terreni di propria proprietà. Questa soluzione è soprattutto per le famiglie Sinte perché il terreno di proprietà viene sentito come punto di riferimento stabile che si contrappone alla precarietà continua dei campi nomadi.

Nel terreno privato si può vivere con la propria famiglia allargata, potendo scegliere i propri vicini.
Fin ad ora per molte famiglie Sinte che hanno deciso di acquistare dei terreni come realtà di scelta abitativa, questa opportunità ha avuto molto successo, soprattutto perché ha dato la possibilità di uscire completamente dalla realtà dei campi nomadi, di non essere più succubi di altre persone e di dare una possibilità ai propri figli di avere un futuro migliore, dove potere permettere di frequentare tutte le scuole per quello che vorranno fare in futuro, senza doverle cambiare perché scacciati da varie città.
Per questo e altri motivi, tante famiglie Sinti ne stanno seguendo le orme, perché hanno capito che un terreno agricolo di propria proprietà è un futuro certo per i propri figli e nipoti.

Cambio destinazione d'uso da terreno agricolo a terreno diventa un'opportunità abitativa per superare quella dei campi nomadi che porta all'emarginazione e all'esclusione sociale dal punto di vista!
Il terreno agricolo di propria proprietà e le microaree familiari hanno la possibilità di salvaguardare i principi, i valori dei sinti togliendo tantissime famiglie dalla strada, dandogli un tetto per coprire i propri figli, perciò bisogna coinvolgere e convincere il governo, la regione, la provincia e il comune ad abbandonare l'idea dei grandi campi nomadi e ad adottare il concetto delle microaree e dei terreni privati, inserendo delle modifiche alla legge dell'edilizia agevolata del Testo unico n. 380/2001. Solo così potremo finalmente arrivare alla fuoriuscita dalle situazioni di precarietà abitativa e eliminare gli accampamenti "obbligatoriamente" abusivi.

domenica 18 agosto 2013

Progetto Respect +. Vicenza Davide Casadio

Vicenza  Davide Casadio progetto Respect +. "Pringiarasmi"

La formazione per i praticanti (3,2), dal titolo "Pringiarasmi" (conoscersi), ha avuto una durata di 15 ore distribuite su cinque giorni (3 ore al giorno). I workshop si sono svolti il ​​4 maggio, 11 maggio, 18 maggio, 25 maggio e 8 giugno 2011. 20 partecipanti sono stati arruolati: insegnanti, operatori sociali, mediatori culturali. La situazione di fondo è emerso che durante gli ultimi tre anni c'è stato un rallentamento di azioni nei campi della scuola, abitazioni e più in generale le politiche sociali. Il giro d'affari tra i dipendenti pubblici è una delle cause più importanti di questa situazione, così come i tagli al bilancio della città per le attività sociali.
Gli obiettivi dei gruppi di lavoro sono stati:
1. per informare le nuove generazioni di dipendenti pubblici e privati ​​e gli insegnanti, ma anche i lavoratori del privato sociale sulla realtà dei Rom e dei Sinti
2. per migliorare la capacità di dipendenti pubblici di capire le reazioni Sinti
3. per aumentare l'empatia servi civile con la comunità Sinti.

A Vicenza, Sucar Drom ha proposto il corso standard "Pringiarasmi" sviluppato per il progetto Respect +. Infatti l'amministrazione locale (comunale) era abbastanza entusiasta per l'idea e la possibilità di lavorare con la comunità Sinti. È un dato di fatto, Davide Casadio, uno del personale Sucar Drom, si trasferì a Montecchio Maggiore (abbastanza vicino a Vicenza) quando si è sposato. Mentre viveva in un'altra città, il suo ruolo di pastore della Chiesa a lui una figura di spicco tra i Sinti Veneti (Sinti parlare una varietà specifica della lingua dei Sinti influenzato dal dialetto veneziano) e soprattutto tra le persone che vivono nella zona di Vicenza ha fatto. Per questo motivo e per ragioni interne del Comune è stato molto cordiale, anche se piuttosto lento per quanto riguarda l'attuazione effettiva a causa di qualche problema creato dalla minoranza del Consiglio di Lega Nord (un partito xenofobo e populista). Il corso però è stata attuata in maggio (a giugno) e una ventina di persone hanno partecipato al corso.
Il corso è stato presentato dal ministro per la città Servizi Sociali (Assessore). Questo avallo politico era di molto importante non solo per il corso stesso, ma anche per il futuro delle relazioni tra la comunità sinti e l'amministrazione locale.

Il secondo importante risultato del corso di Vicenza è stata la forte partecipazione degli insegnanti. Essi erano perplessi dal comportamento di Sinti bambini. Pertanto sono stati ipotizzando diverse spiegazioni per il loro comportamento (frequenza scolastica scarsa, incapace di concentrarsi, difficoltà linguistiche, ecc) e che stavano cercando risposte definitive. Infatti Sucar Drom non poteva dare loro un ultima parola circa i loro problemi specifici, ma ha fornito una panoramica generale della cultura dei sinti in grado di dare loro gli strumenti per analizzare casi specifici. Erano molto felici della quarta sezione incentrata sulla politica scolastica e tattiche per migliorare la frequenza. Il corso è stato molto apprezzato, soprattutto perché i dipendenti pubblici intesi sia la rilevanza sociale e politica del problema affrontato. Infatti la presenza del assessore insieme alla sua piena partecipazione alla prima seduta di allenamento ha fatto tutto il percorso molto interessante. Inoltre i partecipanti dove molto attivi e la presenza del Sig. Casadio tutto il corso li ha aiutati a comprendere il punto di vista specifico degli abitanti locali, che conosce molto bene.
Sucar Drom organizzato a Vicenza anche la sessione informativa per i rom "Conosci il tuo diritto e dei Suoi diritti" (WP3.3). Detenuti in un solo giorno (lunghezza: 4 ore) nella rom e sinti "camp" di Vicenza, la sessione interattiva ha visto la partecipazione di 10 sinti che vivono nella città di Vicenza. Anche in questo caso, come a Mantova, il tema cruciale è stata la politica degli alloggi e dei diritti connessi. Alla fine del processo, i partecipanti sono stati molto soddisfatti perché hanno trovato qualcuno in grado di spiegare (in un linguaggio semplice) quali sono le reali possibilità e che la soluzione si può discutere con l'amministrazione locale, per risolvere il problema degli alloggi, nonché la doveri scolastici.

“+Respect: Strategies, Policies, Initiatives to Combat Discrimination

Davide Casadio Elvis Ferrari

Final International conference “+Respect: Strategies, Policies, Initiatives to Combat Discrimination and Foster the Inclusion of Roma People” – Rome, 13 May 2011 I risultati dei seminari tematici sono stati portati all'attenzione dei 100 e più partecipanti del rispetto conferenza finale + ", strategie, politiche, iniziative per combattere la discriminazione e promuovere l'inclusione dei Rom", tenutosi a Roma il 13 maggio 2011 in la Sala di Liegro a Palazzo Valentini (Casa della Provincia di Roma). La conferenza ha avuto un focus sulle strategie locali volte a favorire l'inclusione e la partecipazione dei Rom e favorito un ampio dibattito sui principali temi del progetto con la presentazione di diverse buone pratiche realizzate in Europa e incoraggiando il dibattito e il confronto intorno al tema del miglioramento della la situazione dei Rom nell'Unione europea.
www.morespect.eu


Federazione Rom e Sinti Insieme - Alessandro Pagano Dritto


Federazione Rom e Sinti Insieme,  Esiste una questione interna al rapporto tra una qualsiasi maggioranza e una qualsiasi minoranza: la questione dell’immagine.

L’ultimo comunicato che Vicenza Più ha ricevuto da Davide Casadio, presidente della Federazione Rom e Sinti Insieme, permette di avanzare alcune riflessioni generali che i precedenti articoli avevano lasciato inconsiderate. Esiste una questione interna al rapporto tra una qualsiasi maggioranza e una qualsiasi minoranza: la questione dell’immagine. Che può sembrare banale, ma che in realtà è vitale, perché l’immagine è tutto.


Qualsiasi giornale ha il compito di fornire al suo lettore un'immagine del mondo: una selezione di fatti, che costituiscono le notizie, e una connotazione degli stessi. Il lettore, che legge e spesso compra quel giornale perché nutre fiducia nei confronti di quello che vi trova scritto, vedrà il mondo con gli occhi del giornale.

È una grossa responsabilità, la maggiore responsabilità di ogni mezzo di comunicazione, ed è per questo che sarebbe auspicabile che buona parte del giornalismo – non solo veneto, ma italiano - si rinnovasse da questo punto di vista, e lo facesse in due modi: ponendo attenzione a come utilizza la cronaca e al rispetto dell’individuo tanto quanto delle comunità nel lessico utilizzato.

Magari sarebbe utile, ora che i commenti virtuali lo rendono possibile, che i lettori stessi lo spingessero a cambiare.

Innanzi tutto la connotazione dei fatti, ovvero le parole.

Un giornalista che scriva o peggio titoli, poniamo il caso: «rom ruba» o «arrestato africano», non sta forse svolgendo nel migliore dei modi il suo lavoro. Sta dando senza dubbio una notizia vera, ma bisognerebbe che si chiedesse prima quale importanza rivesta nella notizia il fatto che un reato sia stato compiuto da un rom, o da un africano, da un mediorientale, un arabo di qualsiasi paese, un musulmano, qualsiasi minoranza di qualsiasi tipo presente oggi in Italia. La persona ha rubato perché, poniamo, rom o africano, o perché, sempre poniamo, non ha lavoro o fa parte di una banda criminale? Il reato è più grave se a commetterlo è un non italiano, o un cristiano o qualsiasi altra connotazione più vicina alla maggioranza di noi rispetto a quelle elencate prima? E soprattutto, chi si immaginerebbe un titolo come «italiano ruba in centro a Vicenza» oppure «cristiano picchia la moglie»? Eppure anche gli italiani rubano e anche i cristiani picchiano le donne.

Con titoli del genere il giornalista finisce per convincere chi legge, anche del tutto involontariamente, che un’intera categoria di persone commette reati per una non meglio precisabile «indole di sangue», o per «cultura»: l’immagine che il lettore stesso se ne costruisce è infatti quella di commettitori seriali di reati, perché la stampa gliene parla quasi solo ed esclusivamente in questi termini.

E allora ecco che nasce la fobia indiscriminata: verso i rom, verso gli africani, verso gli immigrati, verso i rumeni, verso gli slavi, un tempo verso i meridionali e i napoletani in particolare. Materiale da barzelletta, appunto perché le barzellette giocano per loro natura con queste immagini costruite che sono gli stereotipi. Ma gli stereotipi negativi, oltre alle innocue barzellette, creano anche meno innocui rancori ciechi che minano la serenità di una comunità sempre più varia qual è quella italiana, convincendo la maggioranza che il crimine non sia qualcosa di trasversale a tutte le comunità; in poche parole, ingannandola.

Ecco allora un secondo invito che i lettori dovrebbero fare ai giornali, oltre a cambiare lessico: quello di rendere conto della società nella sua complessità senza fermarsi alla delinquenza. Una società non è fatta solo di delinquenza, ed è limitante che un giornale generalista descriva un mondo sempre più complesso quasi esclusivamente attraverso gli occhi della questura, lasciando altre narrazioni a giornali settoriali per pubblici settoriali. La questura fa il suo lavoro, ma la sua visione – le notizie di cronaca nera sono rielaborazioni di quanto comunicato ai giornali dalle questure – non può diventare totalizzante; semplicemente perché nella società non esiste solo la delinquenza e non tutto ciò che accade in un giorno nel mondo viene annotato dai questurini. Il lettore ha il diritto di essere informato a tutto tondo e di non vedere intere comunità relegate alla mera cronaca nera. Se in una comunità non c’è solo chi delinque, ma anche chi combatte per i propri diritti, ad esempio, perché non renderne conto?

VicenzaPiù ritiene di essere su questa strada e ha scelto di parlare di ogni tipo di minoranza in termini diversi da quelli della cronaca nera.

Speriamo che i lettori possano essere al nostro fianco e aiutarci a percorrere questa strada. È già successo che ci abbiano dato suggerimenti e indicazioni, che ci abbiano anche corretto: è segno che abbiamo lettori attenti ed esigenti che ci vogliono sempre migliori.

Noi crediamo in questo giornalismo e con questo giornalismo vogliamo continuare.


Davide Casadio

sabato 17 agosto 2013

Strategia in tutta la Provincia Vicentina - Un piano di azione con i “Sinti e Rom

Strategia in tutta la provincia vicentina: un piano di azione con sinti e rom

Di Redazione VicenzaPiù | ieri alle 22:43 | 0 commenti
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Riceviamo, insieme ai suoi ringraziamenti per l'opera informativa di Vi cenzaPiù, dal presidente della Federazione Rom e Sinti Insieme Davide Casadio (nella foto a sinistra), e pubblichiamo.
Il presidente si propone in un dialogo di lavoro d’informazione e scambi di pensieri e a rapporto tra gli enti e le comunità sinti e rom a conoscenza le temi del ambito sinti e rom, obbiettivi della  Associazione sinti Italiani in viaggio per il diritto e la Cultura. 
Combattere
Il "Razzismo" diffuso e l'incitamento all'odio razziale, e i continui fatti di discriminazioni subiti e le continue diffidenze e correggere le interpretazioni e ratte e tutti gli stereotipi che attaccano i chiamati esclusi dalle società, che impediscono l' incrementare la aumento accrescimento sviluppo crescita, di una vera inclusione.
Il quadro generale della situazione di Vicenza: in tutta la provincia andrebbe valutato bene per avere  il miglioramento. Statistiche fatte in ultime settimane e in questi ultimi anni la questione sinti e rom,  Il problema non sono solo sinti o le rom, il problema e chiedersi come confrontarsi e cercare di risolverli e senza alimentare la cittadinanza con  il “Stigmatizzare” intere Famiglie, soprattutto una popolazione di minoranza  sinta o rom e incominciare a mettere sulle (testate di stampa ) del giornalismo  e rilevare solo ripeto! il nome e cognome del trasgressore! del fatto, e non colpire tutta la famiglia, di una minoranza  Etnica, di un popolo perseguitato? Già dal dopo (Guerra, dal Nazifascismo e Nazista ). Questo sarebbe già un piccolo accenno da parte di chi fa’ notizia! E riportare notizie! Sbagliate, non costruisce ma fa fallire tutti gli scopi fra Ente e Associazioni sinti e rom, Noi stiamo valutando come se e poco! Importante fare conoscere e presentare la “Strategia Nazionale” che per esempio pratico sarebbe la base! Di una partenza condivisa fra, tutti quelli che hanno contribuito e sensibilizzando e siamo partiti il con il Governo - Parlamento - Senato Italiano, per sfruttare le Line guida e la collaborazione di tutte le associazioni che anno lavorato insieme presenti hai tavoli con le strategie che rapportano dei vantaggi a (tutti i tavoli di lavoro) che oggi possono essere in rapporto con gli enti e le Province, e le Regioni, soprattutto nel Veneto. E le autorità a saper coinvolgere nei comuni del vicentino adotterebbero la strategia con i mediatori sinti e rom e riportare un percorso di conoscenza delle culture rom e sinte, gli obiettivi sono semplici e sono alcune proposte da presentare nei tavoli che prima di prendere iniziative sarebbe importante fare una consultazione dei rappresentanti delle comunità  e partecipazione da parte dei  funzionari e le autorità per un preliminare d’inclusione, sinti e rom per ottenere una di base, solida e  per stabilire un rapporto duraturo non fallimentare  nei traguardi delle inclusione per tutta la provincia di Vicenza.

Tavoli: con risoluzioni vere e sincere senza secondi scopi costituzionali? Dialoghi d’interazioni
Gli interventi del Presidente Nazionale per riqualificare un assetto di sensibilizzazione, Collaborazione.

Una consulta per Provincia di Vicenza le 5 assi solo sui tavoli si può prendere le vere strategia: un termine semplice al quale spesso si fa riferimento, ma di cui non sempre si capisce il significato.

La strategia è da intendersi come un piano di azioni concepite e disegnate per raggiungere un particolare obiettivo. Una Strategia, mette quindi insieme pensiero, piano e azioni, o meglio, tattica. La strategia aiuta a capire che cosa fai, che cosa vuoi essere e, la cosa più importante, come pianificare per arrivare a raggiungere lo scopo prefissato. La strategia identifica gli obiettivi e la direzione verso una vera inclusione che le singole famiglie, di  rappresentanza  sinti e rom,  e gli enti locali,  e in genere tutti i coinvolti  d’avere un minimo di conoscenza per conoscere l pensieri e le proposte  dei diretti interessati!  per poter definire il loro lavoro e valutarlo come proposte di inserimento e avere il successo e a livello di  Un’organizzazione che non ha una “strategia” va da una direzione a un’altra seguendo le differenti opportunità di confronto tra i due elementi di culture diverse ma senza mai raggiungere grandi risultati. Una può essere la conseguenza dell’altra e tutte possono integrarsi tra di loro, creando formule vincenti in termini di un solo obiettivo di diritti e di doveri. Punto di partenza è creare uno dei punti d’incontro intorno hai tre I (Sinti e Rom,  Enti Locali, e Presidente della  ASS:)  componenti quale “focus naturale” per poi cercare di Mediare tra i due e riportando un assetto di rispetto delle da entrambi di livelli di line guida molto importante da non lasciare su un tavolo! Ma dare una concreta via di uscita di un miglioramento e credibilità e attraverso questi incontri strategici il buon risultato sarà un convivere e un riconoscere il bisogno di famiglie emarginate e abbandonate al sbaragliata senza via di uscita.

1.       Lavoro
2.       Habitat
3.       Scuole
4.       Sanita
5.       Mediazione Culturale, attiva e diretta!

Insieme alla Federazione Rom e sinti Insieme, e  Sindaci e gli Assessori, e i servizi Sociali 
In particolare e indirizzati agli enti locali, per chi sarebbe interessato alla strategia e vorrebbe presentarla nei  comune nel Vicentino gli  scopi sono  di Mediazione Culturale.

Per chi vorrebbe e de interessato  alla  “  Strategia-Nazionale-SintieRom-pdf di inclusione dei sinti e rom, sia presentata possa inviarci una email? Sinti italiani ringrazia tutti coloro che sono sensibili alla nostra partecipazione e contributo della nostra disponibilità e coinvolgerci nei dialoghi di confronto.
Davide Casadio 

venerdì 16 agosto 2013

l'Europa Orientale. pregiudizio contro Sinti e Rom


Omicidi a sfondo razziale son un comune problema europeo
Martedì scorso in Ungheria sono stati condannati quattro militanti di estrema destra per omicidi compiuti da loro per motivi razziali. Il politologo Peter Kreko di Political Capital ha raccontato a La Voce della Russia del significato che ha questa condanna e anche di possibili paralleli con il processo riguardante l'organizzazione NSU in Germania.
- Un paio d'anni fa i quattro tagliagole hanno intenzionalmente compiuto aggressioni contro comunità zingare. Non conoscevano personalmente le vittime e, di conseguenza, gli omicidi non sono stati compiuti per motivi personali ma, evidentemente per motivi etnici. I criminali sono stati catturati nel 2009. Dopo quattro anni di udienze in tribunale il tribunale di primo grado ha emesso una dura condanna. Tre degli omicidi sono stati condannati all'ergastolo senza il diritto di scarcerazione anticipata. Penso che la corte d'appello emetta una condanna analoga.
- Come è stata possibile una serie di questi omicidi a sfondo razziale nel cuore d'Europa? Si può spiegarla con una specificità ungherese?
- Non considero questo caso unico nel suo genere: nell'Europa Orientale ci sono molti paesi con grandi diaspore zingare dove sono capitati simili aggressioni o, almeno, ci sono state violenze contro zingari. Ciò deve servire da campanello d'allarme che indica che all'interno delle società di molti paesi dell'est europeo esistono simili pregiudizi capaci di giustificare moralmente i criminali che compiono queste aggressioni. Per quanto riguarda il contesto politico ungherese qui può giocare il suo ruolo il fatto che il partito di estrema destra "Per una migliore Ungheria" dal 2006 si distingue per una retorica violenta e aggressiva e, tuttavia, non è un fenomeno specificamente ungherese. Questa retorica evidentemente influenza l'opinione pubblica, già molto ostile verso zingari.
 italian.ruvr.ru-europeo
  

Memors, il primo museo virtuale del Porrajmos in Italia

Memors, il primo museo virtuale del Porrajmos in Italia

La notte del 2 agosto 1944 ad Auschwitz-Birkenau veniva liquidato lo Zigeunerlager, il settore del campo riservato all'internamento di rom e sinti. 

Dal 2 agosto 2013 sarà online in italiano e inglese il primo museo virtuale del Porrajmos in Italia, realizzato grazie al progetto MEMORS, finanziato dall’Unione Europea e creato da un'idea di Luca Bravi e Matteo Bassoli, con il supporto di Carlo Berini. Il museo offre una panoramica tra storia e memoria di quello che è stato il Porrajmos in Italia, ovvero l’olocausto sinto e rom. Per la prima volta sono state raccolte le testimonianze dirette e indirette della persecuzione subita da rom e sinti durante il fascismo, all’interno dei numerosi campi di concentramento italiani a loro riservati.

Il progetto è stato coordinato dall’associazione Sucar Drom con l'Università L. da Vinci di Chieti, la Fondazione Fossoli, Flare e la Federazione Rom e Sinti insieme. MEMORS non ha dato vita solo all’importante sito Porrajmos.it, ma anche a un libro, a uno spettacolo teatrale, a un account twitter, a decine di conferenze nazionali e internazionali, a dibattiti e a tre targhe commemorative presso Prignano sulla Secchia (MO), Agnone (IS) e Tossicia (TE).


Porrajmos.it è uno strumento didattico unico in Italia e in Europa. Porrajmos.it é memoria attraverso la voce dei testimoni. Porrajmos.it é storia italiana.
Davide Casadio Presidente Federazione Rom e Sinti Insieme.

mercoledì 14 agosto 2013

Vicenza,porte aperte a artisti da strada

Vicenza, porte aperte a artisti da strada
ordinanza sindaco, performance potranno durare sino a tre ore
18 agosto, 12:56

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Guarda la foto1 di 1 (ANSA) - VICENZA, 18 AGO - Il sindaco di Vicenza, Achille Variati, ha firmato un'ordinanza che consente lo svolgimento di performance di ballerini, musicisti, giocolieri, mimi, madonnari, ritrattisti, saltimbanchi.

Prevede lo svolgimento delle attività artistiche dalle 9 alle 14 e dalle 15.30 alle 23 con alcune limitazioni: non sarà possibile esibirsi nelle vicinanze di luoghi di cura, scuole durante l'attività didattica, luoghi di culto durante le funzioni. Ogni performance non potrà durare più di 3 ore.

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