domenica 25 agosto 2013

Dachau Subito cominciarono a perseguitare ogni avversario politico: ebrei, sinti e rom


FERMIAMO I NUOVI RAZZISTI di Angela Merkel Dachau insieme

Angela Merkel, Dachau © Getty Images
21 agosto 2012 – Per la prima volta un leader tedesco ha visitato il campo di sterminio di Dachau, l’unico lager che fu e rimase funzionante dall’inizio alla fine del regime nazionalsocialista dove trovarono la morte ben 41.500 prigionieri. All’indomani della visita, riportiamo il discorso di Angela Merkel, pronunciato dopo aver deposto una corona di fiori davanti al memoriale del lager nazista. Il testo è stato tradotto e pubblicato dal quotidiano la Repubblica.

FERMIAMO I NUOVI RAZZISTI di Angela Merkel
“Per tutti noi, il memoriale del campo di sterminio nazionalsocialista di Dachau è legato al ricordo di un capitolo orrendo, disumano e senza eguali della Storia tedesca. Ma voi superstiti qui presenti oggi, al contrario di me nata nel ’54, allora avete dovuto sperimentare e vivere l’orrore di persona, sulla vostra pelle. Per voi, espropri e persecuzione, deportazione, fame e malattie, terrore e violenza fino all’assassinio di massa, tutto ciò fu allora per voi un’orrida amara realtà.
Per me è un momento molto commovente, incontrarci qui, voi tutti superstiti e testimoni della memoria di quel crimine senza pari che fu commesso qui in questo paese, voi parenti delle vittime, incontrarvi proprio in questo luogo. Proprio il desiderio di ringraziarvi dal profondo del cuore, per l’invito e soprattutto perché siete venuti. So bene quanta forza, energia, lotta col dolore del ricordo costi ogni anno di più tornare qui, dove voi o i vostri cari affrontaste tanta inenarrabile pena.

Un dolore così profondo dura una vita intera e oltre. E al tempo stesso resta vivo, legato al ricordo dei suoi testimoni di pietra. Per questo è importante tenere vivo il concetto di luoghi della memoria come questo, e il loro valore costitutivo. Perché luoghi della memoria come questo toccano non solo la comprensione razionale, bensì anche le emozioni delle visitatrici e dei visitatori che vengono. Così, quanto qui accadde torna nel presente, con tutta la sua carica di monito e memoria.

Le origini del campo di concentramento di Dachau risalgono a ottant’anni or sono. Allora, nel 1933, i nazionalsocialisti avevano preso il potere in Germania. Subito cominciarono a perseguitare ogni avversario politico: ebrei, sinti e rom, omosessuali, disabili. Subito cominciarono a costruire i lager, e tra i primi a funzionare per i loro disegni criminali fu Dachau.
Il nome stesso del luogo, Dachau, divenne tristemente famoso. Perché il lager di Dachau servì da modello per il sistema dei campi di concentramento e di sterminio, quel sistema su cui la macchina-Stato totalitario di persecuzione nazionalsocialista si fondò, fino al suo più orribile strappo e violazione dei valori costitutivi della civiltà umana, la Shoah.

Dachau fu l’unico lager che fu e rimase funzionante dall’inizio alla fine del regime nazionalsocialista. In tutto, oltre duecentomila prigionieri furono internati qui, e circa 41.500, solo qui a Dachau tra i sei milioni e oltre del totale delle vittime dei lager nazisti, trovarono la morte. Il 29 aprile 1945 i soldati americani dettero la libertà ai sopravvissuti. Ricordiamolo, oggi e sempre: ogni prigioniero, qui nel lager di Dachau e in ogni altro lager nazista, aveva una storia personale, una storia e una vita che furono brutalmente interrotte e in milioni di casi eliminate, cancellate. Il ricordo di ognuno di questi milioni di destini, di vite spezzate, riempie me, Cancelliere federale, di tristezza e vergogna. Ma al tempo stesso, da luoghi della memoria come questo, il memoriale del lager di Dachau, viene a noi tutti un monito urgente e grave: come fu possibile, in Germania, che persone, esseri umani, a causa della loro origine, della loro religione, delle loro opinioni politiche o dei loro orientamenti sessuali, si videro negare e strappare per sempre e brutalmente il diritto alla vita, e come fu possibile che la stragrande maggioranza dei tedeschi allora non scese in campo contro di ciò, non si oppose, bensì nella migliore delle ipotesi lasciò fare? Luoghi come questo ammoniscono ciascuno di noi oggi a riflettere sul presente, ad aiutare e fare tutto il possibile perché ciò non accada più. Perché non accada più che l’indifferenza, il voltarsi dall’altra parte, o addirittura l’applauso consenta che esseri umani siano discriminati, maltrattati, fino a dover temere totalmente indifesi per la loro vita. Ecco, questa è la responsabilità che resta e cresce per noi tedeschi, per quel che è accaduto allora, è questo è il motivo per cui è irrinunciabile tenere vive e aiutare come facciamo istituzioni e luoghi della memoria come questo, i luoghi che ci ricordano nella nostra vita quotidiana di oggi le vittime dei crimini della Germania nell’epoca del nazionalsocialismo. Noi lottiamo e dobbiamo lottare decisi e determinati contro ogni forma di antisemitismo, razzismo ed estremismo di destra, e sosteniamo e dobbiamo sostenere decisi contro quelle sfide il coraggio civile e l’impegno volontario. Ma non è finita, c’è un’altra cosa che per noi è dovere sapere e ricordare, a causa di quanto qui accadde: il ricordo, la memoria, devono essere tramandati di generazione in generazione, lo dico da Cancelliere federale. I giovani devono sapere e dovranno sapere sempre quali dolori e sofferenze furono arrecati al mondo dalla Germania. I giovani devono e dovranno imparare come lottare contro le tendenze estremiste. E anche loro, giovani di oggi, dovranno un giorno tramandare questa memoria e queste lezioni ai loro figli e ai loro nipoti. Caro signor Mannheimer, lei sopravvissuto all’Olocausto oggi qui presente al mio fianco, le dona a noi tutti la testimonianza e il ricordo dell’orrore dei nazionalsocialisti. Lei si è sempre posto come compito, la cito, “dal buio più cupo della storia costruire ponti per riconciliarsi e avvicinarsi, per rafforzare la democrazia e combattere contro l’antisemitismo e il razzismo”. Molti testimoni di quell’epoca e molti sopravvissuti hanno sempre agito così come lei invità ad agire, e molti in età ben avanzata lo fanno ancora oggi. Io provo nell’emozione e nella ragione un sentimento di degno, forte rispetto e ammirazione per quanto testimoni e superstiti ancora fanno per noi, per rendere possibile che noi non dobbiamo provare oggi o domani l’orrore di allora. Da Cancelliere federale sono profondamente grata a loro. Per questo è per me un grande onore che voi testimoni e superstiti abbiate visitato il memoriale del lager di Dachau insieme a me. Vi ringrazio, perché so bene che questa vostra scelta è ben altro che una scelta ovvia. È un ponte della storia al presente, quello che noi vogliamo costruire insieme anche per il futuro.
Foto apertura: © Joerg Koch/Getty Images

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