sabato 29 novembre 2014

L'appello alla cittadinanza Vicentina. Sinti e Rom


L'appello alla cittadinanza Vicentina. La  associazioni di Rom e Sinti avviano in rappresentanza delle comunità Rom e Sinte Italiane vuole realizzare gli
Articoli:Arti.3-6-Costituzione-Italiana Art. 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
che prevedono: la pari dignità sociale e l'eguaglianza davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali; la tutela di tutte le minoranze linguistiche con apposite norme. In questo modo si vuole superare il mancato riconoscimento istituzionale come minoranza che è causa della scarsa integrazione nella società e della marginalizzazione sociale ed economica. Le associazioni Rom e Sinte rivolgono un appello agli alla cittadinanza, e le associazioni, contribuiscono per fare che le istituzioni possano e aderiscano e sostengano questa Iniziativa per far cadere il muro del pregiudizio. E del Razzismo affinché  tutti possano beneficiare del Uguaglianza e della partecipazioni hai riconoscimenti e  Il riconoscimento della minoranza rom e sinta, della sua storia, della sua cultura, della sua identità Accoglie Rom e Sinti nella comunità più generale insieme con tutte le altre identità che costituiscono il nostro patrimonio nazionale.
 Insediati in Italia sin dal 1400  I documenti storici ne anno messo in evidenza la testimonianza
Per avere la possibilità di accogliere e per chi vive in Italia e non e riconosciuto ed invece Una grande realtà una minoranza  significativa e soprattutto una minoranza con una propria identità linguistica e culturale. Insediati in Italia sin dal 1400, gli "Sinti e rom " sono la minoranza storica più svantaggiata e più stigmatizzata, nonostante gli obblighi internazionali e comunitari dell'Italia e gli interventi di numerose organizzazioni internazionali, come il Consiglio d'Europa, l'OSCE e l'Unione europea. La partecipazione di Rom e Sinti alla vita collettiva con il proprio contributo umano e culturale è fondamentale per superare l'esclusione, la marginalizzazione di un popolo che ha attraversato secoli di discriminazione, fino allo sterminio razziale del www.porrajmos.it e che non deve rimanere confinato nei ghetti fisici e spirituali, nei quali troppo spesso viene relegato, all'assistenza e non alla propria responsabilità.   Si potrebbe dire che più veniamo alla conoscenza e più si può affrontare pacificamente senza togliere le possibilità di avere la libertà.
Troppe! Polemiche e discriminazioni  nei confronti dei (Sinti e Rom)  nel  Veneto
Gli atteggiamenti e incitano al “Odio Razziale” e le continue discriminazioni (dirette e indirette) nei confronti di una minoranza, che convive da 40 - 50.  Sul territorio Vicentino e  Con tutti gli altri Vicentini son questi che alcuni episodi di furti o nelle micro criminalità e un dato sono attribuiti a chi vive nei campi nomadi e semplicemente da verificare e rilevare dare con più chiarezza se nelle Carceri Vicentine o Venete, o a dirittura Italiane, e a  chi è condannato e sono tutti sinti e rom o chiamati in modo dispregiativo, Zingari o Zingaro!!!  Come Esperto e Mediatore e Presidente Nazionale e Locale Associazione  Sinti Italiani di Vicenza in Viaggio per il Diritto e la Cultura.
 www.Sinti-Italiani-di-Vicenza.it posso dire che se un Sinto o un, Rom Ruba tutti rubano e intera famiglia diventa ladra ! questo e un livello che porta al “Razziale” e quindi crea nella società  L’esclusione sociale. Se Ruba un gaggio non viene attribuito alla sua provenienza o di a Partenza. I Sinti Rom per un gruppo minimo nei confronti dei Vicentini, in Vicenza Chi studia sa che Discriminazione non riguarda solo alla persona ma può anche significare addirittura, e più Aggravante ad attribuire a un popolo.  Per dare più Chiarezza ! di cose una Discriminazione
Cos’è la discriminazione? 
Discriminazione è trattare male una persona a causa della sua razza, invalidità, sesso o altre caratteristiche personali. La discriminazione ha molte forme.
•La discriminazione può prendere di mira una persona o un gruppo...
•Può essere difficile da vedere o far parte di un sistema.
•La discriminazione può anche essere rappresaglia, un ambiente avvelenato, molestie o profilo razziale. Discriminazione è trattare male una persona a causa della sua razza, invalidità, sesso o altre caratteristiche personali. La discriminazione ha molte forme. !
*La discriminazione può prendere di mira una persona o un gruppo.
*Può essere difficile da vedere o far parte di un sistema.
*La discriminazione può capitare in molti modi. Può essere diretta!
*La discriminazione può anche essere rappresaglia, un ambiente avvelenato, molestie o profilo razziale.

La discriminazione
 può prendere di mira una persona o un gruppo. Un esempio è quando qualcuno è detto che non può avere un lavoro perché   e un sinto o un rom un disabile Ece….
Discriminazione diretta significa trattare qualcuno in modo diverso perché si pensa sia diverso da noi. Non importa se non c’era intenzione di trattare la persona in modo diverso. Ciò che conta è la conseguenza di ciò che è stato detto o fatto all’altra persona o al gruppo.

Discriminazione diretta significa trattare qualcuno in modo diverso perché si pensa sia diverso da noi. Non importa se non c’era intenzione di trattare la persona in modo diverso. Ciò che conta è la conseguenza di ciò che è stato detto o fatto all’altra persona o al gruppo. Etnico Sinti o Rom.

1. La discriminazione indiretta  Tu sei un sinto un rom e non puoi beneficiare !!!
è presente quando alcune richieste o regole sembrano eque, ma in effetti escludono determinate persone secondo i criteri del Codice o concedono un trattamento speciale ad altri.


2. La discriminazione indiretta  possono beneficiare a e  aspetta a tutti ma solo chi e alto 187…..
è presente quando alcune richieste o regole sembrano eque, ma in effetti escludono determinate persone di una altra categoria secondo i criteri del Codice o concedono un trattamento speciale ad altri.  Non puoi ottenere questo

1.Tu sei un sinto un rom e non puoi beneficiare, e non puoi rientrare perché  sei Nomade

2.La discriminazione indiretta  e  aspetta a tutti si  ma solo chi e alto 187 o chi vive in Camper

www.associazionethemromano.it

Davide Casadio Presidente

mercoledì 26 novembre 2014

i Sinti per sone Umane non gli zingari “brutti sporchi e cattivi” dichiarazione dei Savi !!!

23 dicembre 1990: i killer della Uno Bianca uccidono in via Gobetti
La strage al campo nomadi dell’ex Fornace Gallotti, uno degli episodi più truci della Banda dei fratelli Savi. Una delle date meno ricordate della scia di sangue lasciata dagli ex poliziotti.
La gente ricorda solo le cose cattive dei sinti e  rom ma quello che anno subito i sinti o i rom non lo ricordano !!! 23 dicembre 1990, dai lanci di agenzia si apprende una tragica notizia: “Assalto al campo nomadi di via Gobetti, alla periferia di Bologna, alle 8.15. Rodolfo Bellinati e Patrizia Della Santina sono rimasti uccisi. Feriti in modo grave: Sara Bellinati, una bambina di appena sei anni e Lerje Lluckaci, 34enne slava. Secondo una prima ricostruzione gli assalitori sarebbero giunti al campo a bordo di due auto, una Fiat Uno bianca ed una Lancia Y10. Dalle auto sono scesi due uomini, a volto scoperto e armati di pistola e mitra. Hanno sparato dagli otto ai quindici colpi, quattro dei quali fatali a Patrizia Della Santina. E’ stato invece un colpo sparato dal mitra ad uccidere Rodolfo Bellinati. Alcuni nomadi testimoniano la presenza nel campo di un uomo con un giubbotto poco prima dell’arrivo delle auto”.
Pochi giorni dopo la sparatoria, una zingara, presente nel campo al momento dell’agguato, fu chiamata in Questura a testimoniare. Tra i poliziotti presenti in Piazza Galileo riconobbe uno degli aggressori: era Roberto Savi, ma nessuno le diede ascolto. Tutti uguali davanti alla morte, ma non davanti agli inquirenti: la testimonianza portata in quell’occasione fu ascoltata come si fa con un bambino che sostiene di aver visto il lupo mannaro.
Ai funerali dei due nomadi uccisi dai killer della Uno Bianca erano presenti poche centinaia di persone. Fu una vergogna per Bologna… in quel momento affiorò visibilmente l’indifferenza sociale e il razzismo perbenista alla petroniana. E il freddo di una giornata terribile e triste si trasformò subito in gelo: forse per i più non valeva rendere omaggio a una coppia di zingari “brutti sporchi e cattivi”.
La prima commemorazione che si tenne un anno dopo aveva come titolo “per non dimenticare”. Era un’esortazione già sentita in precedenza, per la strage del 2 Agosto alla Stazione, per i 12 studenti uccisi al Salvemini. Un impegno civile ridotto, nel migliore dei casi, a un semplice rituale. In effetti, a un anno di distanza, furono molto pochi quelli che si ricordarono di Rodolfo e Patrizia. Anzi, in quei 365 giorni, l’odio per gli zingari, ormai percepiti come uno “sciame di cavallette”, stava aumentando a dismisura. Il popolo nomade veniva ormai percepito come qualcosa di ingombrante, come un pericolo… Questo sentimento diffuso influenzò anche il padre delle due vittime che, dopo quel 23 dicembre maledetto, propose alcune volte questa tesi: “Gli assassini si sono sbagliati. Hanno colpito noi al posto di altri, sparando nel mucchio, ma non avevamo fatto nulla. La gente del quartiere ci ha sempre rispettati. I killer volevano colpire gli slavi perché, forse, avevano compiuto qualche torto. Le persone, però, non distinguono più: siamo diventati tutti uguali. Non esiste più alcuna differenza tra noi italiani e gli slavi… Non sappiamo nulla sui reponsabili dell’omicidio, neppure la magistratura è riuscita finora a scoprirli. Erano addestrati militarmente. Mio figlio è stato ucciso con un colpo alla testa”. (Intervista tratta da Mongolfiera del 20 dicembre 1991).
All’epoca, gli investigatori, tra le varie ipotesi ne formularono una che legava i raids contro gli accampamenti di Quarto Inferiore (10 dicembre 1990) e di via Gobetti (23 dicembre 1990), riconducendoli alle attività illegali dei nomadi slavi. Dall’ottobre ‘89 al dicembre ’90, si diceva, erano stati compiuti in città molti furti di appartamenti. In quel periodo erano arrivati in Emilia-Romagna nuclei di slavi, provenienti da Torino e Roma, approdati in Italia alla fine degli anni ’70.
Quell’ipotesi, però, non spiegava, come mai le stesse armi dei raids erano state utilizzate all’Ipercoop (il 22 dicembre 1990, due immigrati di colore feriti) e al Pilastro (il 4 gennaio 2001, tre carabinieri uccisi).
Solo nel 1994, si scoprì che dietro ai ventiquattro morti, ai centodue feriti, alle centotré azioni delinquenziali riconducibili alle gesta sanguinarie della “Banda della Uno bianca” (sette anni e mezzo di attività criminali e di terrore, dal 1987 al 1994), c’erano sì dei fanatici razzisti, dei rapinatori sanguinari, delle schegge impazzite di un disegno oscuro, ma quegli assassini erano cinque poliziotti, armati e senza scrupoli, che usavano le attrezzature di servizio, e, senza destare sospetto alcuno, lasciavano la loro scia di morte lungo le strade dell’Emilia-Romagna.
Anche dopo i processi e le condanne, è rimasta oscura la ragione che ha spinto i fratelli Savi e i loro complici a compiere tanti crimini. Così come sono rimaste oscure le protezioni di cui hanno goduto.
C’è anche una domanda a cui non si è ancora riusciti a dare una risposta: chi c’era dietro a quella follia sanguinaria, chi ha protetto i protagonisti di una delle pagine più oscure della storia contemporanea del nostro paese?
In questi anni, quando le luci di scena sulle malefatte dei killer della Uno Bianca si sono abbassate, abbiamo continuato ad ascoltare molti luoghi comuni: “gli zingari sono tutti ladri, sono tutti bugiardi…” e via discorrendo. Ci siamo ricordati (giustamente) dei cittadini indifesi, dei benzinai, degli armaioli, dei carabinieri che hanno trovato la morte per mano della famigerata banda dei Savi. I famigliari delle vittime e le Istituzioni ce lo hanno sempre fatto presente.
Ma della strage di via Gobetti, dove Patrizia e Rodolfo sono morti a causa della stessa regia, in molti si sono dimenticati. Rappresentanti istituzionali si sono fatti vedere a corrente alternata. Quanti anni sono che all’ex Fornace Gallotti non arriva un sindaco, così come va negli altri luoghi degli omicidi della Uno Bianca?
 i sinti hanno subito  tante cose da scrivere ma e meglio ricordare per dimenticare
Presidente Federazione Rom e Sinti Insieme Davide Casadio

«I nomadi? Vivono come maiali» Sinti italiani, Davide Casadio

VICENZA
«I nomadi? Vivono come maiali» Bufera sul consigliere: «Ora lasci»
Cicero paragona i campi sinti ai letamai. Variati: inaccettabile.

VICENZA I nomadi? «Vivono nello sporco, come fanno i maiali che stanno nel luamàro, e non sono abituati a stare in un ambiente pulito». Il consigliere comunale d’opposizione a Vicenza, Claudio Cicero (lista Cicero a 360 gradi), non si fa problemi a paragonare gli stili di vita di una comunità di famiglie nomadi del capoluogo berico a quelli dei maiali. Ma lo fa in un’aula del Consiglio. E così quelle parole, pronunciate in una sede istituzionale scatenano una bufera in città. Dall’associazione Sinti italiani, secondo cui «sono frasi di stampo nazista», al sindaco, Achille Variati, che le definisce inaccettabili » e fino a esponenti di Sel (Sinistra ecologia e libertà) in Consiglio comunale: «Incompatibili con la carica di consigliere ». Insomma, i toni usati da Cicero creano un mare di critiche e accendono la polemica. Il tema è caldo: il Comune ha finanziato lavori per 230 mila euro al più grande campo nomadi della città, in via Cricoli e l’intervento, previsto dai fondi statali emanati nel 2009 dall’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni, terminerà entro fine mese.   «I nomadi? Vivono come maiali» Bufera sul consigliere: «Ora lasci»
Nel frattempo, da luglio scorso, 90 famiglie nomadi sono state trasferite in un’area provvisoria poco distante dal campo da dove, però, alcune famiglie non si vogliono più spostare («I lavori sono stati fatti male ed è il periodo più freddo dell’anno» hanno spiegato nei giorni scorsi). Parole che hanno suscitato la reazione del mondo politico cittadino e il dibattito è finito in Consiglio comunale. Qui, Cicero ha esposto la sua tesi: «Come si possono permettere minimamente di affermare che non gli piace il campo? Certo che non gli piace, avete mai provato a vedere dove stanno i maiali? Stanno bene in quello che i vicentini chiamano luamàro perché non stanno nel pulito ma nello sporco. E allora, a loro, vedere questo campo così pulito non gli va bene, perché sono abituati a stare in un altro ambiente ». Il consigliere, capogruppo della lista «Cicero a 360 gradi» e già candidato sindaco alle elezioni comunali del 2013, non è nuovo a uscite forti e atteggiamenti provocatori. Nel 2012, una foto che ritraeva un calendario del Duce esposto nel suo ufficio nei palazzi comunali lo fece uscire dalla maggioranza e perdere la delega di consigliere delegato alla Mobilità.  Ora, la frase sui nomadi e i maiali, che suscita una bufera. «I nazisti usavano queste parole - afferma il presidente dell’associazione Sinti italiani, Davide Casadio -. Valuteremo eventuali azioni legali, ma Cicero non è degno di svolgere il ruolo in Consiglio». «Affermazioni inaccettabili rivolte a cittadini che vanno rispettati » dichiara Variati, mentre per la consigliera comunale di Sel, Valentina Dovigo, sono «parole immorali e incompatibili con la carica di consigliere ». Pure la maggioranza prende le distanze: per il presidente del Consiglio Federico Formisano «sono parole pesanti, serve più rispetto nell’aula del Consiglio», mentre per il consigliere Pd Giancarlo Pesce sono «toni superficiali e rozzi».  Corrieredelveneto.corriere.it

26 novembre 2014   «I nomadi? Vivono come maiali» Bufera sul consigliere: «Ora lasci»

Avete presente dove vivono i maiali? frase sui Sinti Cons. Claudio Cicero

«I sinti sono come i maiali»: Cicero scatena il putiferio in consiglio
Il politico di opposizione paragona i nomadi agli animali Scoppia subito la polemica e Sel chiede che si dimetta ! VICENZA - «Ci credo che non vogliono tornare in un campo nuovo. Avete presente dove vivono i maiali? Nel luamaro. E anche loro preferiscono un'area sporca piuttosto che pulita». La frase sui nomadi è di un consigliere comunale di opposizione, Claudio Cicero (Lista Cicero - impegno a 360°), e ha scatenato il putiferio.
Durante il consiglio comunale in cui si parlava del trasferimento dei sinti nel campo di viale Cricoli, Cicero se n'è uscito con quella frase, che ha provocato polemiche, fino alla richiesta di dimissioni da parte di Sel.
Seduta del consiglio comunale - 25 novembre 2014  Video su Youttube
 Consigliere Comunale ! Claudio Cicero (Lista Cicero video documentabile Youtube hai minuti di 2:35

sabato 22 novembre 2014

Le dichiarazioni rilasciate dalle famiglie sinte non sono di certo passate sotto traccia


Porte chiuse ai nomadi "Il trasloco a Natale"
L'amministrazione respinge al mittente le richieste delle famiglie e si dice irritata per le accuse pesanti Entro fine anno ci sarà il trasferimento in via Cricoli.
VICENZA. Seccato è dir poco. Le dichiarazioni ufficiali per il momento le tiene per sé ma è sufficiente uno sguardo per capire quanto siano andate di traverso ad Achille Variati quelle affermazioni rilasciate ieri al Giornale di Vicenza dai nomadi che hanno alzato le barricate dicendo «no al ritorno in viale Cricoli». Una presa di posizione definita assurda dal primo cittadino che ha convocato una riunione straordinaria durante la quale, dopo aver battuto i pugni sul tavolo, l'amministrazione comunale ha deciso di intraprendere la linea dura confermando il trasferimento entro la fine dell'anno. Un trasloco senza compromessi.
LE ACCUSE. Dalla richiesta di «intervento del prefetto» alla decisione di «non spostarsi».
E ancora l'accusa di aver «sprecato soldi» per lavori «eseguiti malamente» e la volontà irremovibile di restare nel nuovo campo almeno fino al prossimo anno: «Non abbiamo alcuna intenzione di muoverci a dicembre». Le dichiarazioni rilasciate dalle famiglie sinte non sono di certo passate sotto traccia. (...)
www.ilgiornaledivicenza.it
Commento:  Associazione Sinti Italiani di Vicenza in viaggio per il diritto e la cultura;
Per gli spostamenti credo che siamo troppo!  vicino alle “feste Natalizie” e di fine anno 2014-2015.
Stiamo attenti a non creare dei disagi a persone che fanno parte della nostra citta, dobbiamo avere più solidarietà perché vive nei campi nomadi …….

domenica 16 novembre 2014

Kevin Stepich (Balanza) ultime lacrime e l’addio Sinti e Rom

IL FUNERALE  CASTELFRANCO Veneto
Musica house e ali d’angelo in mille per l’ultimo saluto a Kevin Da tutta Italia per l’addio al 21enne morto per un attacco d’asma
IL FUNERALE Musica house e ali d’angelo
in mille per l’ultimo saluto a Kevin Da tutta Italia per l’addio al 21enne morto per un attacco d’asma
CASTELFRANCO Ali d’angelo su una bara bianca, rose. E poi musica da discoteca, canti evangelici con la chitarra acustica, palloncini a forma di cuore e colombe fatte volare in cielo e un tappeto di fiori. Sta dentro questi fotogrammi il funerale di Kevin Stepich, il 21enne morto d’asma nella notte tra martedì e mercoledì. Per il suo rito funebre da tutta Italia (persino da Napoli e Roma) sono arrivati circa un migliaio di rom e sinti, tutti parenti e amici della famiglia castellana che abita in via Mestre, nella zona industriale di Salvatronda, dove negli ultimi tre giorni è stata allestita una tensostruttura per accogliere l’affetto e l’amicizia di tutti.
Qui la veglia funebre è durata anche di notte, con canti e balli, in rispetto della fede evangelica del clan e delle passioni del giovane: il ballo latino- americano, che lo aveva visto protagonista anche in importanti competizioni, e poi il suo lavoro a Venezia come esperto di make-up. Venerdì pomeriggio alle 15 la bara è stata chiusa e poi portata di fronte alla chiesa di Salvatronda, dove il parroco don Mauro l’ha accolta con le campane. Presente sul posto anche un’ambulanza del Suem perché i parenti del giovane in mattinata si erano sentiti male ed erano stati ricoverati in ospedale. La frazione castellana è stata paralizzata dalla marea di parenti, i vigili hanno dovuto interrompere la circolazione per permettere al corteo funebre di portare la bara a mano, al ritmo di canzoni da discoteca alternate dalla chitarra acustica e dalle canzoni religiose. Tra un applauso e l’altro, poi, si è giunti in cimitero dove le corone di fiori, una dozzina in tutto, sono state distrutte e gettate a terra, per creare un tappeto di fiori per l’ultimo viaggio di Kevin. Sotto l’arco di ingresso sono quindi stati fatti volare via decine di palloncini bianchi ed alcune colombe. Infine, il rito della sepoltura con le ultime lacrime e l’addio.