giovedì 16 aprile 2015

Davide Casadio, presidente rom e sinti:come Ieri "Hitler”- oggi “Salvini" !

Perché il 16 maggio è la data in cui ricorre una ribellione di rom e sinti,
scoppiata nel Lager !
 
  Davide Casadio Presidente
Luca V. Calcagno- Davide Casadio, presidente della Federazione rom e sinti, ha annunciato una manifestazione a Bologna per il 16 maggio “contro un nuovo Olocausto”. Ad Articolotre.com parla dello stato dei rom e dei sinti in Italia, dell'integrazione e delle politiche xenofobe dei partiti di estrema destra.

Perché la manifestazione del 16 maggio?
Perché il 16 maggio è la data in cui ricorre una ribellione di rom e sinti scoppiata nel lager nazista di Birkenau. Siamo arrivati al punto di metterci in evidenza scendendo in piazza, perché c'è un pericolo reale. Abbiamo scelto una data simbolica, perché a Birkenau la rivolta era contro la morte, mentre oggi siamo annientati due volte, moralmente e culturalmente, e soprattutto nella dignità   perché siamo senza diritti.

Un commento circa i partiti di estrema destra e xenofobi in posizioni di potere in molti Paesi dell'Europa?
In questi paesi i rom e i sinti vengono strumentalizzati per accaparrare consensi per le campagne politiche di questi partiti, per esempio come fa qui in Italia la Lega Nord. Salvini fa la stessa politica che faceva Hitler quando diceva che i rom e i sinti sono asociali, non hanno voglia di lavorare, ce l'hanno nel DNA, nel sangue. Non c'è un costruire, c'è un negare: tu sei il problema, lo zingaro, il delinquente. L'Olocausto non è scoppiato da un giorno all'altro, ma è stato un procedere per tappe…

 
“Olocausto” è un'esagerazione?
Non si tratta ovviamente di un Olocausto di massa, però moralmente e culturalmente è come se lo fosse, perché la legge non tiene conto di noi, non abbiamo diritti e non veniamo considerati come cittadini italiani. Ancora, non abbiamo un rappresentante in Parlamento. L'esito è che noi rom e sinti italiani siamo costretti a rinnegare la nostra origine. Una volta c'erano i sinti, giostrai che viaggiavano sulle roulotte, e ricordo che  i grandi parchi divertimenti prima di essere mete turistiche, che attirano persone da tutta Italia, erano parchi giochi sinti. Adesso hanno quasi tutti una casa e quando vanno in vacanza prendono il treno o l'aereo, rinnegando la loro cultura. Dirò di più: adesso tutti possono fare uso di spettacolo viaggiante, non c'è una sorta “diritto d'autore”, ecco perché anche lì sta scomparendo il lavoro.

Come giudica le politiche di integrazione dell'Italia?
L'Italia non è razzista, ma ha paura, perché è in crisi. I meccanismi di integrazione e di interazione ci sono, anche se molti politici vivono e speculano su tutto questo, senza affrontare la realtà delle cose. Il Parlamento europeo parla di rom e ai sinti che vanno tutelati, ma soltanto perché siamo utilizzati come portatori di voti. Veniamo strumentalizzati da molte amministrazioni italiane con progetti che poi non recano alcun vantaggio, perché i rom e i sinti di origine italiana non prendono un centesimo, anche se si dice che ricevono denaro dallo Stato.

Al momento non c'è l'integrazione al lavoro, l'acculturazione, l'inclusione, non c'è la rappresentanza ripeto. Rom e sinti vengono interpellati, ma poi decidono sempre gli altri. Non ci viene data la possibilità di decidere insieme per le comunità che rappresentiamo. I rom devono autorappresentarsi. Ci sono degli step da superare, come l'integrazione e il lavoro, soprattutto questo che dà dignità.

E sui pregiudizi a riguardo di rom e sinti?
Noi rom e i sinti italiani siamo circa 200 mila, lo 0,25% della popolazione, e non viviamo nei campi nomadi. In questi vivono soprattutto rom che vengono dai balcani. Anzi, molti tra di noi hanno votato sempre Berlusconi anche quando appoggiava la Lega, perché diceva di risollevare l'Italia.

Circa i pregiudizi come i furti, mi chiedo, se viene negato il ferro vecchio, se viene negato il minimo per mantenere una famiglia, cosa si può fare? Ma se la situazione si rovesciasse e chi alimenta questi pregiudizi diventasse la minoranza, senza politiche sociali, del lavoro, del diritto? Cosa potrebbe fare? Negarsi, entrando a far parte della maggioranza, ma al prezzo dell'abbandono della propria cultura d'origine. 

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